La favola parla dello sfruttamento degli animali ai fini di intrattenimento, nei circhi, nei parchi acquatici e negli zoo. Racconta di un elefantino sfortunato che finisce in un circo e, per colpa degli uomini, si sentirà responsabile di un brutto guaio.
Si narra di un brutto episodio successo per davvero all’autore della favola quando era bambino, episodio che ha segnato per sempre la sua vita, facendolo diventare un difensore degli animali. Per questa ragione egli ha voluto ricordarlo, regalando però un lieto fine all’unico elefante incontrato per caso nel suo cammino, sperando che la vicenda narrata abbia lo stesso effetto sui bambini che la leggeranno.
C’era una volta, nella savana africana, un elefantino di nome Agostino. Era molto piccolo e viveva con la sua mamma Eleonora e insieme stavano nel branco con tutte le zie elefantesse e tanti cugini elefantini ed elefantine. Il branco si spostava di continuo in cerca di cibo ed era guidato dalla matriarca Petra, che era la zia più anziana e saggia di Agostino; aveva più di settant’anni. L’alimento preferito dagli elefanti sono le foglie e zia Petra (cosi la chiamava Agostino) conosceva i migliori posti dove trovare altissimi alberi con bellissime e freschissime foglie da mangiare.
Naturalmente vivere nella savana comportava molti rischi, soprattutto per degli erbivori come gli elefanti, motivo per cui il piccolo Agostino aveva regole ben precise da seguire. La prima in assoluto era quella di non allontanarsi mai dalla sua mamma. La savana è pienissima di predatori, come ad esempio i leoni, i leopardi, i ghepardi, che solitamente non vanno a caccia di elefanti perché questi sono molto più grandi di loro, sono alti anche più di tre metri, ma non è lo stesso per i cuccioli come il piccolo Agostino. Lui infatti non era ancora alto nemmeno un metro, per cui, quando il branco incontrava qualche predatore, Agostino e gli altri piccoli dovevano stare sotto la pancia della loro mamma ben nascosti. Questa strategia funzionava sempre e ogni predatore vedendo quanto era grande mamma Eleonora e le sue sorelle preferiva rinunciare.
In natura esistono predatori e prede che permettono il normale ciclo della vita selvatica, nelle savane così come in altri ambienti selvaggi.
La cosa incredibile che successe un giorno, invece, ingannò tutte le enormi elefantesse del branco. Durante una delle lunghe passeggiate della mandria, un grosso elicottero cominciò a spaventare tutti, facendo disperdere e dividere il branco in piccoli gruppetti sparsi qua e là. Nel caos che ne seguì il piccolo Agostino, che era sempre molto ubbidiente, si attaccò immediatamente con la proboscide alla coda della sua mamma, che rimase sola insieme a lui molto distante dagli altri elefanti del branco. Dopo qualche istante i due, molto spaventati, furono inseguiti dall’elicottero e poco dopo mamma Eleonora venne colpita da una strana siringa e iniziò a stancarsi tantissimo, fino a quando non si accasciò a terra. Purtroppo Agostino, essendo ancora molto piccolo, non si accorse di nulla, se non quando vide la sua mamma per terra. Allora, molto spaventato, le chiese subito cosa stesse succedendo: “Mamma, mamma cos’hai? Perché ti sei fermata? Scappiamo, scappiamo!”
Mamma Eleonora rispose: “Piccolino mio, non so che mi succede, ho tanto sonno, resta vicino a me mi raccomando.”
Dopo queste parole, chiuse gli occhi e si addormentò. Il piccolo Agostino piangeva e la chiamava di continuo per provare a svegliarla, ma senza riuscirvi. Accidenti, era davvero un grosso guaio e, come se non bastasse, quell’elicottero che a lui sembrava un brutto mostro volante atterrò e si appoggiò vicino a loro. Dall’elicottero scesero tre uomini, che per lui erano dei predatori, quelli che la sua mamma temeva di più; il piccolo Agostino non ne aveva mai visti, era stata la sua mamma a parlargliene, per cui si spaventò tantissimo.
Gli uomini non dovrebbero essere dei predatori di nessuna specie, e infatti quelli bravi non lo sono, ma ahimè questi erano cattivi e avevano davvero brutte intenzioni.
- tre uomini cattivi bloccarono il piccolo Agostino con delle funi e lo trascinarono sull’elicottero, mentre lui chiamava a squarciagola la sua mamma, che poverina non poteva aiutarlo. Agostino non era ancora molto pesante, per cui i tre malandrini riuscirono a farlo salire facilmente sull’elicottero che poco dopo si alzò in volo portandolo via dalla sua mamma. Dopo essere atterrati vicino a un porto, Agostino fu messo dentro una gabbia e fu imbarcato su una nave che lo portò in un altro continente, dove venne rinchiuso in un circo.
- circo non è un posto adatto per nessun animale, di qualsiasi specie esso sia, anzitutto perché gli animali vengono sempre picchiati per insegnare loro a fare cose che non farebbero mai
in natura. Infatti gli animali non si siedono o corrono in cerchio per la gioia dei bambini che purtroppo vengono portati al circo, corrono e saltano e fanno altre cose perché hanno paura che i loro domatori li picchino. Il domatore dei leoni e degli elefanti infatti ha sempre una frusta in mano, che fa malissimo, e quando vuole farli saltare e ballare la fa schioccare per terrorizzarli. Così a loro non resta che fare quello che li hanno obbligati a imparare, anche se questo va contro la loro stessa natura.
E quando non fanno quegli orrendi spettacoli dove credete che stiano? Non stanno mica all’aria aperta a giocare, stanno chiusi dentro gabbie piccolissime dove sono tristissimi e, nel caso degli elefanti come Agostino che sono enormi, le gabbie per loro sono ancora più piccole e quando non stanno in gabbia vengono legati con una catena a una zampa. Che tristezza! Per questo motivo non bisogna mai andare a vedere il circo con gli animali, ma soltanto quelli
dove ci sono i pagliacci che fanno tanto ridere e gli acrobati che fanno acrobazie davvero bellissime.
Ma torniamo al nostro piccolo Agostino che, come dicevamo, è stato portato via dalla sua mamma e rinchiuso in un circo. Ora vi voglio raccontare di quando ho visto Agostino e ho saputo della sua storia.
Quando avevo otto anni, insieme a tutti i miei compagnetti di classe fui portato al circo, cosa che spero le scuole non facciano più, e se volessero farlo lo sconsiglierei davvero, vista la nostra brutta avventura. La giornata iniziò piuttosto maluccio perché pioveva a dirotto, ma le insegnanti ci fecero comunque salire sul bus che ci portò al circo. Una volta arrivati vedemmo che oltre alla nostra classe ce n’erano anche tante altre, infatti il tendone del circo era davvero pienissimo di bambini. Con i miei compagni e le mie compagne eravamo seduti proprio in prima fila davanti alla pista.
Lo spettacolo iniziò con dei pagliacci molto simpatici, poi fu la volta dei cavalli che correvano in tondo con una signora che saltava da uno all’altro facendo sicuramente molto male alle loro schiene, anche loro picchiati e chiusi in gabbia per essere addomesticati. Poi vedemmo un orso vestito da ballerina, che il domatore costringeva a ballare tenendolo legato al collo con un enorme collare e una catena grossissima e la museruola di ferro. Che tristezza, a ripensarci adesso, ma quando ero piccolo non pensavo che gli animali avessero un cuore e soffrissero così tanto nel circo, sennò mica ci sarei andato.
Infine uscirono gli elefanti, che sfilarono maestosamente, come solo loro sanno fare, davanti a tutti noi impauriti dalla loro grandezza. Erano quattro elefanti e uno di loro era Agostino, che ormai era diventato grandissimo. Ad un certo punto, dopo aver concluso il giro della pista, vennero fatti girare con lo schioccare della frusta verso il malvagio domatore che, sempre con la frusta in una mano e un bastone nell’altra, li fece sedere come se fossero degli uomini, quindi con la coda per terra, le zampe anteriori sollevate in aria e il corpo in posizione verticale. Fu in quel momento che accadde l’irreparabile: il povero Agostino perse l’equilibrio e, per cercare di rimettersi su quattro zampe, fece un passo indietro, ma non ci riuscì e cadde sopra di noi.
Avete capito bene, cadde proprio sopra di noi, e solo grazie alla sua bontà, perché cercò fino alla fine di non venirci addosso rallentando la sua caduta, la maestra ebbe il tempo di farci alzare immediatamente tutti quanti.
Riuscimmo a scappare quasi tutti tranne una piccola bambina che nella ressa cadde a terra per via delle sedie e panche rovesciate, e infatti Agostino la schiacciò senza volerlo sotto il suo grande peso. Assistetti a questa orribile scena in cui, per colpa dell’uomo, un animale buono come l’elefante schiacciò una bambina. Rimasi lì a pochi passi, nascosto dietro le gradinate a guardare le persone che soccorrevano la bimba e i lavoratori del circo che tenevano fermi gli elefanti e picchiavano il povero Agostino con le fruste e i bastoni, come se la colpa fosse stata la sua. Lui lacrimava tantissimo e restava immobile senza difendersi… vedevo nei suoi occhi tanta tristezza.
Pensavo che fosse talmente triste da non badare nemmeno alle botte che quegli uomini cattivi continuavano a dargli. Iniziai a piangere e promisi a me stesso di non andare mai più a vedere un circo con gli animali prigionieri e di raccontare a tutti cosa era successo, consigliando di non andare mai a vedere qualsiasi spettacolo con gli animali.
Dopo quel triste giorno, nella mia classe non si parlava d’altro che della bimba che, piano piano, dopo una lunghissima operazione e tanti mesi di ospedale, si salvò senza nessuna brutta conseguenza per il suo corpo ma solo un bruttissimo ricordo. Ma il mio pensiero era anche per il povero Agostino, di cui non seppi più nulla, fino a quando la maestra ci raccontò che a quel circo furono sequestrati tutti gli animali. Per un attimo ne fui davvero contento, ma solo fino a quando mi dissero che tutti gli animali, compreso Agostino, furono rinchiusi in uno zoo.
Lo zoo è un altro posto dove vengono rinchiusi gli animali per metterli in mostra agli umani che vogliono andare a vederli, ma, purtroppo per gli animali, nemmeno negli zoo loro si divertono, infatti anche qui sono sempre rinchiusi e piegati al volere degli uomini. Sono molto tristi e perdono tutte quelle doti e le capacità che potevano avere stando liberi nella natura, ognuno nell’ambiente e habitat da cui proviene. Lo stesso vale per i pesci, che vengono rinchiusi per sempre negli acquari dove non hanno nessuno spazio per nuotare liberamente come nel mare; e lo stesso anche i mammiferi marini come i delfini, le orche, le foche, che vengono fatti vivere dentro vasche piccolissime e costretti anche loro ad esibirsi davanti al pubblico che ride e si diverte senza sapere che loro soffrono tantissimo. Li chiamano acquari
- delfinari, ma non sono altro che circhi con vasche piene d’acqua in cui gli animali sono tanto tristi e sofferenti.
Ad ogni modo, in tutta questa grande sfortuna degli animali, per il nostro amico Agostino c’è stata davvero una inaspettata fortuna, una di quelle che quasi mai capitano agli animali selvatici come lui condannati a vivere in cattività. Un bel giorno, un signore africano molto importante fu invitato a vedere gli animali dello zoo e quando si accorse della presenza di tutti quegli animali rubati alla sua nazione, pretese che fossero immediatamente restituiti e che venissero rimessi in libertà nella savana.
Quindi un giorno Agostino fu trasportato con un grande camion verso la nave che lo riportò nella sua amata savana in Africa, dove successe un altro grande fatto straordinario. Intanto non so se sapete che gli elefanti hanno una grandissima memoria, quindi in tutti gli anni passati Agostino non aveva mai scordato la sua mamma; inoltre hanno un fiuto davvero infallibile, non sbagliano mai. Per cui una volta rimesso in libertà, Agostino si mise immediatamente alla disperata ricerca della sua cara mamma e, dopo lunghissime ricerche, finalmente incontrò un giovane elefante di nome Birillo, che gli diede una bella notizia. Infatti Birillo disse di avere una zia che gli aveva raccontato una storia simile alla sua, che lo aveva reso molto triste. Per questo motivo accompagnò Agostino nell’ultimo posto dove aveva incontrato la zia.
Dopo una lunga camminata nell’arida savana, i due trovarono le tracce di un grande branco e le seguirono, finché non giunsero nei dintorni di una grossa pozza d’acqua in cui trovarono tanti elefanti. Agostino, guidato dal suo olfatto, cominciò a camminare in silenzio verso una grandissima elefantessa, mentre tutti gli elefanti lo guardavano incuriositi. Il motivo per cui attirò l’attenzione degli altri era che si stava dirigendo verso la loro matriarca, per cui non sapevano come comportarsi. A un tratto lei si girò e si mise di fronte ad Agostino. Quando i loro sguardi si incrociarono, i due elefanti si fermarono e restarono immobili a scrutarsi sotto gli occhi di tutti gli altri, e mentre ognuno degli elefanti del branco si stava domandando cosa stesse succedendo, gli occhi della grande matriarca iniziarono a lacrimare e poco dopo anche quelli di Agostino, che ad un tratto disse singhiozzante: “MA…MA…MAMMAAAA.”
A quel punto la grande matriarca, che era Mamma Eleonora, rispose: “Piccolo mio, sei proprio tu? Non posso crederci.”
- due allora camminarono l’uno verso l’altro e misero la fronte l’una contro l’altra, mentre con la proboscide si scambiavano tante dolci carezze. E fu così che camminarono insieme per miglia e miglia, raccontandosi cosa era accaduto in quegli anni, e nel frattempo tutti gli altri elefanti li seguivano allegri e gioiosi per il miracolo a cui avevano assistito. Da quel giorno vissero tutti felici e contenti nella loro meravigliosa savana, dove tutti gli elefanti africani dovrebbero stare.
Mi raccomando: non andate mai a vederli nei circhi e negli zoo, non andate nei parchi di divertimento acquatici, li chiamano così per ingannarci. infatti ogni persona che va a vedere gli animali rinchiusi, purtroppo diventa causa di queste crudeltà verso gli animali e fa in modo che anche altri animali vengano rinchiusi. Le persone senza cuore credono che sia normale tenere in gabbia un altro essere vivente ma noi, grazie ad Agostino e a tutti gli altri animali che soffrono, sappiamo che non è così. Se volete proprio vederli, guardate i documentari e imparate bene il loro modo di vivere e le loro abitudini e magari quando sarete grandi potrete andare, con una guida esperta, a vederli in libertà.
Pubblicato nel maggio 2016.
Autore delle favole: Pier Mauro Marras
Autrici dei disegni, le bimbe: Darina Marras, Oksana Marras, Alina Marras Revisione editoriale a cura di AgireOra Edizioni Impaginazione a cura di Roberta Fraccaro
Impaginazione in pdf a cura di Lorenza Cevoli.
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