La Befana e il suo dono d’amore: una storia per i bambini poveri del mondo

In un piccolo villaggio tra le montagne d’Italia viveva una vecchietta chiamata Befana. Conosciuta per il suo sorriso gentile e il cappello nero un po’ sgualcito, la Befana era una figura amata da tutti. Si diceva che ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, volasse su una scopa magica per portare doni ai bambini.

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Ma c’era qualcosa che rendeva la Befana unica: non portava regali solo ai bambini buoni, ma aveva una particolare attenzione per quelli poveri e dimenticati, quelli che non avevano mai visto un giocattolo nuovo o assaggiato una dolcezza.

La Befana trascorreva tutto l’anno preparando i doni. Nel suo piccolo laboratorio, le sue mani abili riparavano vecchi giocattoli, cucivano bambole di pezza e intrecciavano cestini pieni di leccornie. Ogni volta che qualcuno nel villaggio donava un oggetto usato o un po’ di cibo, la Befana lo trasformava in un tesoro.

Una notte gelida di dicembre, mentre sistemava gli ultimi pacchi, la Befana udì un pianto sommesso fuori dalla sua porta. Quando la aprì, trovò un bambino infreddolito e vestito di stracci.

“Chi sei, piccolo mio?” chiese la Befana con dolcezza.

“Mi chiamo Nico,” rispose il bambino tremando. “Non ho casa, non ho famiglia. Ho camminato tanto e mi sono perso.”

La Befana lo fece entrare, gli offrì una ciotola di zuppa calda e una coperta. “Resterai qui con me,” disse. “Ma solo se mi aiuterai con un compito importante.”

Gli occhi di Nico si illuminarono. “Quale compito?”

“Portare gioia a tutti i bambini poveri del mondo,” rispose la Befana.

Così, per le settimane seguenti, Nico aiutò la Befana a preparare i regali. Scoprì il valore delle piccole cose: come un soldatino di legno rotto poteva essere aggiustato, come una sciarpa vecchia poteva diventare un dono prezioso. Ogni sera, Nico ascoltava le storie della Befana su come aveva iniziato la sua missione.

“Tanto tempo fa, ero una donna sola e triste,” raccontava. “Un giorno, dei Re Magi bussarono alla mia porta. Mi chiesero se avessi visto una stella luminosa nel cielo, ma io non l’avevo notata. Mi invitarono a unirsi a loro per incontrare il Bambino Gesù, ma io ero troppo impegnata. Quando finalmente mi decisi, era troppo tardi. Da allora, dedico la mia vita a portare amore e speranza a tutti i bambini.”

Finalmente arrivò la notte dell’Epifania. La Befana indossò il suo mantello più caldo e sistemò i sacchi pieni di regali sulla scopa. Nico si strinse forte a lei mentre la scopa si sollevava nel cielo stellato.

Sorvolarono città e villaggi, deserti e foreste. In ogni casa dove vivevano bambini bisognosi, la Befana si fermava per lasciare un dono. In un villaggio in Africa, lasciarono scarpe nuove per i piccoli piedi scalzi. In un orfanotrofio in Asia, riempirono le stanze di colori e giochi. In un rifugio in Sud America, distribuirono coperte calde e dolci.

Ad ogni sosta, Nico osservava i volti dei bambini che si illuminavano di gioia al risveglio. “La Befana fa davvero miracoli,” pensava. Ma la Befana, con un sorriso, gli disse: “Non sono miracoli. È solo amore trasformato in azione.”

Quando l’alba cominciò a tingere il cielo di rosa, la Befana e Nico tornarono a casa, stanchi ma felici. Nico non era più il bambino smarrito e triste che era arrivato settimane prima. Ora sentiva di avere una famiglia e uno scopo.

“Grazie, Befana,” disse abbracciandola.

“No, grazie a te, Nico,” rispose lei. “Hai un cuore grande e il mondo ha bisogno di persone come te.”

Da quel giorno, Nico divenne il fedele aiutante della Befana. Insieme, continuarono a portare speranza e gioia ai bambini di tutto il mondo, dimostrando che anche il più piccolo gesto d’amore può cambiare una vita.

E così, ogni anno, la Befana e il suo giovane aiutante partivano nella notte dell’Epifania, ricordando al mondo che la vera magia non è nei regali, ma nel cuore di chi dona.

Immagine creata tramite IA.

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