Differenze tra fiaba e favola

La fiaba

Il termine deriva dal latino *flaba(m), per il latino classico fabula (m), ‘favola, raccontò. Si tratta di un racconto fantastico in cui agiscono esseri umani e creature dotate di poteri magici (maghi, fate, elfi, gnomi), animali e oggetti parlanti, seppure, talvolta, su uno sfondo realistico; il protagonista è in genere sottoposto ad una serie di prove per il raggiungimento del proprio obiettivo.

Le origini del genere, popolari e antichissime, sono probabilmente da collegare alla rielaborazione, dapprima orale, di leggende, di miti o di rituali religiosi. Le fiabe furono spesso inserite in raccolte e collegate fra loro da una vicenda unitaria (cornice). Fra le più antiche si ricordano Le mille e una notte, raccolta di materiali antichissimi, appartenenti alla civiltà orientale, che risale al XIV secolo. L’elaborazione scritta delle prime raccolte europee iniziò invece nel Cinquecento e nel Seicento: in Italia con le Piacevoli notti (1550-53) di Giovan Francesco Straparola (1480/1500 ca – dopo 1557) in cui sono raccolte fiabe e novelle legate alla tradizione partenopea, in Francia con I racconti di mamma Oca (1697) di Charles Perrault (1628-1703).

La fiaba si affermò soprattutto nell’Ottocento, in epoca romantica, nei paesi nordici e in Germania (Hans Christian Andersen, Aleksandr S. Puskin, i fratelli Grimm). Nel Novecento il genere fu oggetto di studi interpretativi: il critico sovietico Vladimir Propp (1895-1970) vi individuò una struttura narrativa costante legata alla “funzione” svolta dai personaggi e ai cambiamenti della loro situazione (Morfologia della fiaba, 1928). Un prezioso lavoro di recupero della tradizione letteraria dialettale italiana è stato svolto nel 1956 da Italo Calvino (Fiabe italiane).

[Per gentile concessione della Prof, ssa Lucinda Spera]

La favola

Dal latino fabula. Racconto fantastico, in versi o in prosa, che intende trasmettere una verità morale o un consiglio di saggezza. I protagonisti, animali o oggetti inanimati, rappresentano vizi e virtù degli uomini. Nella conclusione viene esplicitata una morale.

Il greco Esopo (secc. VII-VI) è considerato E iniziatore del genere, e la sua raccolta di favole è stata ripresa da moltissimi scrittori nel corso dei secoli; tra questi il famoso favolista romano Fedro (15 ca a. C. – 50 ca d. C.). Nel Medio Evo i due autori furono imitati e tradotti: fu molto letta in Italia la raccolta in versi francese Esope, composta da Maria di Francia verso la fíne del XII secolo.

Nello stesso periodo sorse, inizialmente nella Francia settentrionale e in latino, una sorta di epopea animalistica intorno alla volpe e al lupo, in cui rientra il Roman de Renarti composto da diversi autori in vari tempi. Nel Cinquecento il genere conobbe una nuova fioritura in tutta Europa: fra gli italiani va ricordato Agnolo Firenzuola, autore della Prima veste dei discorsi degli animali (1541), libero rifacimento di una versione spagnola del Pancatantra, famosa raccolta indiana di novelle (secoli IV-V a.C.).

Tra il 1668 ed il 1694 lo scrittore francese Jean de La Fontaine (1621-1695) pubblicò i dodici libri delle Pables, che riprendono la tradizione con semplicità di stile. La favola ebbe un momento di enorme fortuna nel Settecento, quando l’illuminismo ne evidenziò il fine educativo. Nel 1759 Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) pubblicò le Abhandlungen, ricostruzione delle teorie e delle forme del genere; nel 1794 Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) volse in esametri un bestiario medievale (La volpe Reineké). In Italia la favola in versi trovò ampio favore tra il 1780 ed il primo decennio dell’Ottocento: in questi anni l’abate Giambattista Casti (1724-1803) compose Gli animali parlanti (1802), poema in ventisei canti sulle condizioni politiche dell’epoca. Subito dopo il gusto romantico screditò la letteratura didascalica e, con essa, la favola. Nel Novecento una ripresa del genere si deve al poeta romano Trilussa.

[Per gentile concessione della Prof, ssa Lucinda Spera]

DIFFERENZE ED ELEMENTI IN COMUNE TRA FAVOLA E FIABA

FAVOLA

FIABA

Breve racconto fantastico a scopo morale.

Racconto fantastico con elementi di magia.

È un racconto fantastico, narrato con un linguaggio semplice.

È un racconto fantastico, narrato con un linguaggio semplice e molti dialoghi.

Il luogo e il tempo sono indeterminati.

Il luogo e il tempo sono indeterminati.

Testo scritto, d’autore.

Testo proveniente dalla tradizione orale e scritto successivamente.

Narrazione breve, con struttura semplice, basata su un solo esempio.

Narrazione più lunga, con una trama complessa.

I personaggi sono animali parlanti, raramente esseri umani.

I personaggi sono esseri umani, a volte esseri fantastici (animali magici, orchi, fate …).

Ha come scopo un preciso insegnamento morale.

Ha lo scopo di divertire, raccontando episodi fantastici e meravigliosi.

Presenta una morale, quasi sempre esplicita, ma a volte implicita.

Se c’è, la morale non è esplicita ma implicita ovvero indiretta e nascosta nel testo.