Adamà era un cacciatore. E che cacciatore! Un cacciatore cattivo: uccideva gli animali come niente. Ogni giorno ne ammazzava una decina, ne tagliava la testa e altre parti che esibiva come trofei nel villaggio.
Un giorno, la moglie, che non sopportava più di vedere quel massacro di animali, disse al marito: «Per favore, Adamà, smettila di uccidere gli animali come sempre. Non va bene, anche loro sono esseri viventi».
Ma Adamà non ascoltò. Il giorno dopo andò ancora a cacciare, riportando teste e code di un’altra decina di animali uccisi brutalmente. Così gli anziani decisero di convocarlo sotto il grande albero che dominava il centro del villaggio.
Quando il cacciatore si presentò all’assemblea, i saggi gli dissero: «Adamà, se i cacciatori che ti hanno preceduto su questa terra avessero fatto come te, tu cacciatore non lo saresti mai diventato, perché non sarebbe rimasta nemmeno un’antilope».
Ma Adamà non fu toccato dalle loro parole. Anzi, si alzò scocciato, e se ne andò di malo modo. Aveva deciso di tornare a cacciare e uccidere più di prima, e avrebbe riportato ancora teste e code al villaggio. L’indomani mattina si alzò molto presto e partì. Ma benché fosse rimasto tutta la giornata appostato, non scorse un solo animale passare di là. Al tramonto, arrabbiato, decise comunque di rientrare.
Ma mentre stava per incamminarsi, vide una lucertola distesa a godersi gli ultimi raggi di sole. Gli occhi di Adamà si illuminarono. Puntò subito l’arma contro l’animale che, spaventato, lo supplicò: «Non uccidermi, non sono che una lucertola qualunque. Ogni giorno passano di qui cacciatori dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest. Tutti mi vedono, ma mi lasciano tranquilla. Su, lasciami vivere».
Ma Adamà non ascoltò e con un colpo di freccia la uccise. Arrivando alla porta di casa sentiva ancora la lucertola uccisa che lo supplicava: «Non uccidermi, non sono che una lucertola qualunque». In casa ordinò alla moglie di tagliare la lucertola e cucinarla. Nel mentre la moglie cucinava, si sentiva la lucertola cantare: «Non uccidermi, non sono che una lucertola qualunque».
Adamà, su tutte le furie, gridò: «Quando sarai pronta ti mangerò e allora vedremo se continuerai».
Non appena la moglie ebbe preparato, il cacciatore si sedette sul tappeto e iniziò a mangiare. La moglie invece non mangiò e anche i figli si rifiutarono di sedersi a tavola. Non avevano mai sentito un animale supplicare mentre veniva cucinato.
Adamà iniziò a mangiare, ma poco dopo iniziò a sentire strani dolori: la gola gli bruciava quasi avesse inghiottito del fuoco. Chiese allora dell’acqua da bere, ma il bruciore aumentava sempre più. Incapace di sopportalo, uscì di casa e si mise a correre verso il lago. Tutto il villaggio si mise a inseguirlo. Raggiunto il lago, con la gola in fiamme si mise a bere l’acqua urlando tutto il suo dolore. Il suo ventre cominciò a gonfiarsi e gonfiarsi ancora, finché non poté più respirare. Non sapendo più che cosa fare, spalancò la bocca per vomitare quanto aveva ingoiato. A quel punto, la lucertola, tutta intera, uscì.
La gente del villaggio, che assisteva alla scena, rimase la bocca aperta.
Il rettile fissò il cacciatore negli occhi e gli disse: «Ti avevo detto di non uccidermi, non sono che una lucertola qualunque», e sparì nella savana.
Da quel giorno, in Africa, quando si parte alla caccia, lo si fa con raziocinio.