TEMI
- Le conseguenze negative dell’incapacità di gestire le proprie emozioni.
- L’importanza di saper chiedere aiuto.
- Il valore dell’amore e dell’amicizia.
- La fiaba come strumento per stare insieme in armonia e capirsi meglio.
OBIETTIVI
Imparare a capire e a gestire le proprie emozioni e a farsi aiutare quando ci si trova in difficoltà.
SUGGERIMENTI PER ULTERIORI ATTIVITÀ
- Proporre al bambino di disegnare il momento della fiaba che lo ha colpito di più. Questo ci aiuterà a capire meglio che cosa ha pensato e provato durante la lettura.
SUGGERIMENTI PER UN APPROFONDIMENTO CON IL BAMBINO
- Chiedere al bambino quale sia il punto della fiaba che lo ha maggiormente emozionato e quale di meno. Questo servirà ad aiutarci a scegliere le fiabe che trattano delle emozioni che più lo coinvolgono.
- Chiedere al piccolo quale personaggio gli è più simpatico e per quale motivo, al fine di comprendere come vi si rispecchia e quale sia la sua modalità di reagire alle emozioni. Per esempio, se il suo personaggio preferito è lo gnomo, significa che trovandosi di fronte a delle situazioni difficili tende ad agire in modo adeguato; se sono i cuccioli del bosco, tende a manifestare le emozioni in modo aggressivo; se è lo scoiattolo, tende a lasciarsi sopraffare dalle emozioni; se è la strega, tende a identificarsi con l’aggressore, cioè ad agire le emozioni in modo da spaventare gli altri; se è il gufo, tende a vivere le situazioni mettendosi in disparte, senza affrontarle direttamente.
- Chiedere al bambino come reagisce quando prova le emozioni suscitate
dalla fiaba.
C’era una volta un villaggio piccolo piccolo nascosto in mezzo al bosco, dove tutti gli abitanti erano gnomi piccoli piccoli, con delle barbe bianche lunghe lunghe, dei nasoni rossissimi, e tutti portavano dei cappelli rossi a punta e degli enormi stivaloni.
Questo villaggio era molto famoso e i suoi abitanti stimatissimi in tutto il bosco, perché, si sa, il popolo degli gnomi
è molto saggio e quando da qualche parte nasceva un problema i primi a esserne informati erano proprio loro, dal momento che il loro aiuto era considerato prezioso e indispensabile.
Una mattina al villaggio arrivò, tutto trafelato, un grosso gufo. Era così affannato per il lungo viaggio affrontato che a stento riuscì a pronunciare due parole: «Aiuto… cuccioli… ». Il grande capo degli gnomi, lo gnomo Sem, prima gli offrì un bel bicchierone d’acqua, poi lo invitò a riposare un po’, quindi, non appena si fu ripreso, gli chiese di riferirgli che cosa fosse accaduto.
Allora il grosso gufo, molto preoccupato, spiegò al saggio gnomo che in un villaggio lontano lontano era successa una vera catastrofe. Raccontò che in questo villaggio, che si chiamava Baby, vivevano tanti cuccioletti di tutti gli animali del bosco: c’erano coniglietti, lupacchiotti, elefantini, gattini, cagnolini, orsetti… tutti piccoli piccoli. Narrò come fino a prima della catastrofe fosse stato un villaggio felice, come tutti i cuccioli fossero sempre contenti e giocassero insieme allegri, ma che da qualche tempo tutta quella allegria era stata sostituita da rabbia, tristezza e paura; i cuccioli non passavano più il tempo a giocare ma a litigare per ogni cosa, persino per una piccola bacca. Riferì che tutti quei cucciolini, una volta così teneri, non facevano che progettare dispetti da farsi gli uni con gli altri e di come nessuno fosse più amico di nessuno. Allora lo gnomo Sem, compresa subito la gravità del problema,
salì sulla schiena del grosso gufo e gli chiese di portarlo nel villaggio Baby, dove avrebbe cercato di scoprire
che cosa fosse successo ai suoi abitanti.
Arrivato al villaggio, si rese conto, stupitissimo, che era completamente deserto, in giro non c’era nessuno. «Dove
sono finiti tutti quanti?» chiese Sem al gufo. Il gufo gli spiegò che ognuno di quei cuccioletti si era costruito un proprio fortino dove se ne stava rintanato per evitare di subire i dispetti degli altri. Allora lo gnomo Sem, che non si
dava per vinto, iniziò a esplorare il villaggio per cercare almeno un cucciolo con cui parlare per avere qualche spiegazione.
Cammina, cammina, cerca, cerca… finalmente trovò sotto una enorme foglia di fico un piccolissimo scoiattolino,
che se ne stava tutto raggomitolato su se stesso e singhiozzava disperatamente. Lo gnomo Sem allora gli si avvicinò e con gentilezza gli chiese che cosa fosse successo. Il piccolino, preso un po’ di coraggio, gli confidò che era successa una cosa orribile: un giorno era arrivata una brutta strega cattiva e si era messa a inveire contro i cuccioletti, e da allora, per malefica magia, nessuno era stato più lo stesso, erano diventati tutti cattivi e perennemente arrabbiati gli uni con gli altri. Spiegò che lui era l’unico a non essere cambiato, perché quel giorno non si sentiva bene ed era rimasto nascosto nella sua tana, così il maleficio della strega non lo aveva raggiunto.
Allora lo gnomo Sem cercò di tranquillizzare lo scoiattolino e gli promise che li avrebbe aiutati a risolvere la situazione.
Per prima cosa decise che sarebbe andato a parlare con la strega malvagia. Risalì sulla schiena del grosso gufo e insieme ripartirono in volo alla ricerca del castello della strega. Dopo un lungo tragitto i due arrivarono in un luogo
tremendamente scuro, buio e tetro, dove mancavano del tutto icolori e l’allegria.
Evidentemente la stregaccia non poteva essere lontana, e infatti poco dopo si trovarono davanti a un grande castello tutto nero. Arrivati davanti al grosso portone bussarono con veemenza. Allora un uomo enorme e tutto vestito di nero venne ad aprire e chiese con una voce cupa e fonda: «Chi siete voi? Che cosa volete?». Lo gnomo Sem, raccolto tutto il suo coraggio, rispose: «Siamo venuti per parlare con la strega, è urgente!». L’enorme uomo nero scoppiò in una fragorosa risata e disse: «Che cosa pensate di fare? La strega è troppo potente
per voi, non potete ottenere nulla da lei! Andatevene finché siete ancora in tempo!». Ma lo gnomo Sem non si diede per vinto, sgattaiolò sotto le gambe del grosso uomo nero e in un attimo fu dentro il castello dove, in
un immenso salone in cui non entrava che un filo di luce grigia, si trovò davanti la strega malvagia.
«Che cosa vuoi da me piccolo gnomo insignificante? Cosa pensi di fare? Come speri di battermi?» lo apostrofò la strega con una vocetta acuta e stridula. «Voglio sapere che cosa hai fatto al villaggio Baby e perché tutti i cuccioli litigano continuamente tra di loro invece di giocare felici e contenti» rispose pacatamente Sem.
La strega, in tono altezzoso e di sfida, spiegò che aveva fatto un potente incantesimo, così che i cuccioletti del villaggio non potessero più essere felici, e questo perché era stufa di sentirli cantare e schiamazzare a ogni ora del giorno e della notte e perché non sopportava la loro felicità. Lo gnomo Sem allora la supplicò di togliere immediatamente quel brutto incantesimo perché sarebbe stata una vera tragedia se tutti quei poveri piccoli fossero cresciuti non sapendo cosa fossero la felicità, l’amicizia e la solidarietà.
Ma la perfida stregaccia non ne volle sapere e in un attimo lo scaraventò fuori dal castello, dove il grosso gufo
era rimasto in attesa. Lo gnomo Sem, dopo aver spiegato brevemente al gufo quello che era successo con la strega, gli rimontò in groppa e gli chiese di riportarlo subito al villaggio Baby dove avrebbe cercato di risolvere il problema.
Non appena arrivati, videro che dappertutto, per tutti i sentieri del bosco c’erano cuccioli che si urlavano contro,
che si lanciavano oggetti e si distruggevano a vicenda le cose più care. Allora lo gnomo Sem andò a cercare il piccolo scoiattolino, insieme si misero a raccogliere un bel po’ di legna e poi ritornarono nella piazza centrale del villaggio e prepararono un gran bel falò.
Una volta che il fuoco cominciò a sfavillare allegro, vi si sedettero davanti e Sem iniziò a raccontare delle bellissime
fiabe piene di piccoli protagonisti coraggiosi, e poi prese a parlare di fantastiche avventure, di streghe e di draghi, e di tante cose ancora. All’inizio intorno al fuoco c’erano solo loro e il grosso gufo, ma a poco a poco, la curiosità ebbe il sopravvento sui cuccioletti del villaggio che a uno a uno arrivarono e si sedettero anche loro intorno al
fuoco ad ascoltare quelle storie meravigliose.
E fu così che finalmente ritornò la quiete nel villaggio; lo gnomo Sem continuò a raccontare fiabe su fiabe, storie su storie fino a quando tutti i cuccioli si furono addormentati uno accanto all’altro e poi se ne andò lasciando un bigliettino che diceva: «Voi siete dei cuccioletti buoni, graziosi e gentili, d’ora in avanti fate in modo che
nessuna strega cattiva possa rovinarvi la vita, aiutatevi a vicenda e vogliatevi bene e io tornerò ogni sera a
raccontarvi le fiabe davanti al fuoco».
La mattina seguente i cuccioletti si svegliarono uno accanto all’altro, e di questo rimasero davvero stupiti, ma ancora di più li meravigliò il fatto che non si sentivano più arrabbiati l’uno con l’altro e nel loro cuore provavano solo tanto amore e tanta felicità; lessero il bigliettino e improvvisamente si ricordarono di quanto era successo la sera prima, di come, mentre lo gnomo raccontava quelle bellissime fiabe, la rabbia, la paura e la tristezza a poco a poco avevano lasciato il posto all’amore e alla gioia e si resero conto di quanto fossero stati male prima. Decisero
perciò di seguire il consiglio dello gnomo Sem e di impegnarsi per far sì che non potesse mai più accadere quello
che era successo per colpa della strega cattiva.
Per aiutarli a mantenere i buoni propositi, lo gnomo buono, come aveva promesso, ritornò ogni sera al villaggio
per raccontare fiabe sempre nuove e avvincenti. Così finalmente l’incantesimo della strega fu definitivamente rotto, e quando la malvagia ritornò urlando al villaggio per capire cosa era successo e per lanciare di nuovo
il suo maleficio, trovò ad attenderla lo gnomo Sem seduto accanto al falò, circondato dai suoi amici cuccioli che
ascoltavano rapiti le sue belle storie.
Lo gnomo allora le disse: «Brutta strega cattiva oramai non potrai più fare nulla contro questi cuccioli: hanno capito
come sfuggire per sempre al tuo orribile incantesimo, perché hanno imparato l’importanza del volersi bene e dell’essere felici insieme, e d’ora in poi non potrai mai più fare loro del male! Vai via e non farti più vedere!». La strega inferocita tentò di lanciare un nuovo incantesimo, ma nel farlo si rese conto che la sua malefica magia nulla poteva contro la forza dell’amore e dell’amicizia che legava tra di loro quei cuccioletti. Scornata e con le pive nel sacco, la stregaccia se la diede a gambe, accompagnata da un fitto lancio di mele marce, a cui si dedicarono con gioia tutti gli abitanti del villaggio.
Fu così che da allora a Baby, il villaggio dei cuccioli, regnarono solo gioia e felicità. I piccoli si volevano bene,
volevano bene allo gnomo Sem che raccontava le fiabe accanto al fuoco e volevano bene persino al gufo.

Accompagnare i bambini nella scoperta del mondo delle emozioni, insegnando loro a riconoscerle, accettarle e gestirle, è il compito che si prefigge questo libro. Sotto tale aspetto la fiaba rappresenta uno strumento privilegiato per accedere alla sfera emotiva dei più piccini perché il linguaggio che usa, fatto di simboli e immagini, parla direttamente al loro cuore.
Le fiabe proposte nel libro, illustrate con bellissimi disegni, trattano di temi che toccano sia la sfera familiare sia l’ambito sociale e che, per un bambino, possono risultare di diffìcile comprensione ed elaborazione: la paura, la tristezza, la rabbia, l’accettazione del diverso, l’ansia da prestazione, la gelosia tra fratelli, la separazione dei genitori, l’inserimento scolastico.
Ogni fiaba è corredata di una scheda di lettura che inquadra l’argomento trattato e che può servire all’adulto come spunto per avviare il dialogo con il piccolo o per dare vita a un’attività al contempo ludica e costruttiva, da condividere insieme.
Ma buonasera popolo