All’alba ci ritrovammo sulla spiaggia orientale di Topazia, dove Trappola gonfiava d’aria calda un enorme pallone viola a pallini gialli.
– Ma che cos’è? Dove l’hai trovato? – strillai.
– Ehm, è una mongolfiera d’occasione! Mi hanno fatto un ottimo prezzo, al mercatino delle pulci.
Tea era già impegnata a sistemare i sacchetti di sabbia che servivano da zavorra.
Dopo un’ora mollammo gli ormeggi e ci alzammo lentamente in volo. Io mi sedetti sul fondo della cesta, inforcai gli
occhiali e scrissi sul mio diario: “Ore 6.25, siamo partiti dalla spiaggia orientale di Topazia.
Da Nord-Nord Ovest spira un vento costante che ci porta verso l’Arcipelago Sgrinfio…”.
Finalmente, alle 12.48 dell’undicesimo giorno, avvistammo l’Arcipelago tanto atteso. Mio cugino non stava nella pelliccia dall’eccitazione.
Con mia grande soddisfazione, fui proprio io ad avvistare per primo l’isola.
– Guardate là! – gridai, esultante.
Ma subito dopo…
– Zinnnn! Zinnnn, Zinnnn!
Una palla di cannone squarciò la mongolfiera e noi finimmo in acqua.
Ci aggrappammo al cesto sputacchiando acqua salata.
Ecco avvicinarsi una scialuppa.
– Salvi! – gridai.
– N-N-Non proprio… – balbettò mio cugino.
Ritto a prua dell’imbarcazione, un gatto bianco e nero miagolava ai rematori: – Più in fretta, marmaglia!
Appena fummo a tiro ci acchiappò al volo, poi la barca puntò dritto verso l’isola che, in verità, era un enorme galeone dalle vele nere…