La Cantastorie: La chioma di Berenice

La Cantastorie Martina Folena racconta una fiaba tra le stelle che proviene dall’Egitto, ambientata al tempo dei faraoni: la Chioma di Berenice.

Il seguente testo è stato tratto dal pdf delle bibliotechedigenova.it

È uno dei racconti più romantici e commoventi che ci è stato tramandato dall’antichità e ci porta in Egitto, nel III secolo a.C., tempo in cui Le Due Terre erano governate da Tolomeo III Evergete (che in greco significa benefattore) e sua moglie Berenice II (che era anche sua sorella). Il mito narra che Berenice Evergete regina cirenaica era di straordinaria bellezza, dai lineamenti delicati e dai lunghissimi e lucidi capelli motivo di ammirazione e d’invidia per tutte le donne. Dopo le nozze Tolomeo partì per una campagna militare in Siria e Berenice, preoccupata per l’incolumità del suo amato, fece voto solenne alla dea Afrodite offrendole la propria splendida chioma se si fosse dimostrata benevola al loro amore e avesse fatto tornare incolume e vittorioso il proprio amato. Tolomeo tornò trionfante dalla campagna militare e Berenice il giorno stesso, mantenendo fede alla promessa, racchiuse i suoi bei capelli in una lunga treccia che tagliò e portò al tempio dedicato alla dea Afrodite.

Quando Tolomeo scoprì la testa rasata della moglie ne fu ammutolito e riuscì soltanto a voltarsi per uscire e recarsi al tempio, forse nell’assurda speranza di poter restituire i capelli a quel viso che tanto amava. Ma quando giunse davanti all’altare, non trovò nemmeno un capello. “Cos’è questa storia?”, gridò spazientito a Berenice che gli era andata appresso. La regina rimase turbata ancor più del re e non seppe cosa dire: della preziosa offerta non vi era più traccia. Qualcuno chiamò in causa il sacerdote del tempio di Serapide accusandolo di aver rimosso la treccia scandalizzato per l’oltraggio che la regina avrebbe fatto agli dei locali offrendo il suo voto ad una divinità greca. Berenice si disperò e suo marito, mosso dalla rabbia e dall’oltraggio , fece subito chiudere tutte le porte della città e la fece setacciare invano, finché non intervenne Conone di Sarno, grande saggio, matematico, astrologo, nonché astronomo di corte, noto per la sua amicizia con Archimede da Siracusa. Grazie al grande prestigio di cui godeva, quando chiese la parola fu ascoltato da tutti e dopo un’attenta riflessione Conone, alzando le dita verso il cielo, indicò tre stelle e fece notare che non c’era da preoccuparsi di nulla, in quanto gli dei avevano così gradito l’offerta da innalzare la treccia al cielo e fissarla nel firmamento.

Fu così che da quel giorno, quelle tre stelle che vediamo formare una piccola V nei pressi del centro della coda del carro dell’Orsa Maggiore, grazie a Conone, presero il nome di Chioma di Berenice. Questa storia, era il 245 a.C., (vera o falsa) disegnò e designò per sempre nel firmamento una nuova costellazione che ancora oggi mantiene questo nome e di certo regalò alle generazioni future una tenera storia d’amore tramandata e ricordata ancora oggi da astronomi e appassionati di mitologia e storia. Callimaco, nell’elegia intitolata “La Chioma di Berenice”, narra la storia in modo al quanto singolare: è la treccia stessa a raccontare gli eventi e la sua salita in cielo dichiarandosi fiera per l’onore ricevuto dagli dei, ma allo stesso tempo fa sapere di essere triste, molto triste, perché rimpiange tutte le cure e le attenzioni di cui Berenice la faceva oggetto al punto tale di voler rinunciare a questa trasformazione divina, il privilegio di essere lassù non la rese né orgogliosa né felice. La Chioma di Berenice è infatti una costellazione malinconica, che volge le sue luci sempre verso la terra, là dove dimora colei che la recise.

Nella prossima serena notte stellata non ci resta che allontanarci dalle luci della città e cercare nella volta celeste questa romantica storia. Una tra le tante che il firmamento ci racconta, storie tanto belle e significative che, meritando l’immortalità, sono scolpite nell’immensità dell’universo.

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