Si sa che il lupo e la volpe, almeno nelle fiabe, fanno spesso comunella e che la volpe è una furbacchiona mentre il lupo è un ingenuo. Una volta, il lupo e la volpe avevano fiutato odor di latte e lo trovarono, adagiato in larghe conche, nella baracca del pastore.
Entrambi si misero a leccare il buon latte ma quando arrivò il pastore, la volpe riuscì a scappare mentre il lupo fu scoperto e le prese di santa ragione. Intanto la volpe si era goduta la scena da lontano e visto il compagno arrancare tutto indolenzito, si strofinò la schiena in un boschetto di cornioli poi iniziò a lamentarsi, dicendo di essere stata anche lei malmenata.
«È proprio vero, perdi sangue dappertutto» osservò il lupo credulone. Si mosse talmente a compassione che si caricò quella malignetta sulle spalle doloranti.
Era piuttosto pesantuccia. A un certo punto, la volpe si mise cantare un ritornello di sua invenzione:
«Rèla, rèla va pal pian, che ul maraa al porta ul san.»
«Che cosa canti?» chiese il lupo. E lei: «Ho cantato? Si vede che sono in delirio per la febbre delle ferite.» E, fatti pochi passi, ripeté il ritornello. Al lupo, sentita la cantilena parecchie volte, cominciò a schiarirsi il cervello.
«Questa qui mi prende in giro» pensò. «Adesso la butto giù.» Giunto vicino a un ruscello, tirò insieme le poche forze rimastegli e si scrollò la volpe di dosso tuffandola in acqua. Ma aveva fatto i conti senza l’agilità della briccona, che sì aggrappò a lui e lo trascinò insieme in quell’insolito bagno. C’è perfino chi dice che lei riuscì a salvarsi e che lui morì di congestione.
Ma noi non ci crediamo. Ci deve pure essere un po’ di giustizia, a questo mondo!
(da Giuseppina Ortelli Taroni)