- Non è possibile! Ne hai combinata un’altra delle tue!- tuonò il maestro guardando il disastro che aveva appena fatto il suo allievo.
Sul pavimento c’era farina sparsa dappertutto, il burro stava colando giù dal tavolo formando una macchia appiccicosa e le uova imbrattavano le pareti della grande cucina.
- Ti avevo raccomandato di fare molta attenzione. Come puoi pretendere di essere promosso se continui a combinare solo guai? – lo rimproverò ancora il maestro diventando sempre più scuro in volto.
Tenerotto era senza parole. Non aveva fatto apposta ad avviare l’impastatrice senza chiudere il coperchio… però adesso gli ingredienti erano sparpagliati per tutta la cucina.
- Non riuscirai mai ad entrare nella squadra di Babbo Natale! Hai la testa tra le Babbo Natale ha bisogno di gnomi in gamba – disse Lucidino con disprezzo. Lucidino si vantava sempre di essere lo gnomo più bravo della classe…però era anche il più antipatico.
Tenerotto si vergognava, avrebbe tanto voluto essere bravo come i suoi compagni ma, nonostante tutto il suo impegno, non ci riusciva. Piangendo uscì dalla stanza e corse a casa tra le braccia della mamma.
- Ho combinato ancora un Il maestro ci aveva dato un compito importante, dovevamo preparare i biscotti per Babbo Natale ma io ho fatto un disastro. Tutti si sono messi a ridere – disse tra i singhiozzi.
La mamma lo prese tra le sue braccia morbide e accoglienti e cercò di rincuorarlo.
- Non importa Tenerotto, non è successo niente di irreparabile. Vedrai che presto si accorgeranno che sei uno gnomo speciale, ne sono certa. – Quella sera Tenerotto si addormentò in braccio della mamma mentre lei lo accarezzava teneramente.
Il giorno dopo a scuola c’era un’altra prova importante e Tenerotto voleva riuscire a superarla a tutti i costi.
Quando entrò in classe Lucidino gli fece il verso imitando la sua andatura un po’ impacciata. Tenerotto fece finta di non accorgersene e si sedette al suo banco tirando fuori tutto il necessario per la prova.
- Oggi dovrete preparare la polverina magica che fa volare la slitta di Babbo Natale- disse il maestro e aggiunse – naturalmente se troverò qualcuno intento a copiare annullerò la sua prova.
Tutti gli gnomi cominciarono a scrivere i complicati calcoli per trovare le giuste dosi, poi pesarono con attenzione i composti e li mescolarono con grande cura.
Quindi uno alla volta andarono dal maestro per verificare l’efficacia dei loro miscugli. Il maestro aveva preparato un bellissimo modellino della slitta di Babbo Natale su cui esercitarsi.
La pozione di Bollicino ci mise un po’ a fare effetto perché aveva messo poca polvere di “alzerello” ma alla fine la slitta si sollevò e volò per la classe senza problemi.
Lucidino fu brillante come al solito e, con la sua polvere magica, fece alzare la slitta in un attimo, poi le fece compiere un’elegante evoluzione a mezz’aria a forma di cuore talmente perfetta che il maestro si complimentò con un applauso.
Anche gli altri gnomi riuscirono a far volare la slitta, mancava solo Tenerotto. Era tutto sudato perché aveva fatto parecchia fatica a preparare il suo miscuglio. Non era molto sicuro dei calcoli e poi gli sembrava che la sua pozione magica fosse così diversa da quella degli altri. Si avvicinò al modellino della slitta con esitazione.
- Allora Tenerotto?- disse il maestro impaziente.
Lo gnomo gettò la polverina sulla slitta e … la slitta esplose formando una nuvola colorata che, per la verità, non aveva un buon odore.
- Non sarai mai uno gnomo della squadra di Babbo Natale. Te lo puoi scordare! – urlò il maestro esasperato. Quante volte te lo devo dire che ogni anno Babbo Natale chiama a far parte della sua squadra gli allievi migliori della mia scuola. Fino a quest’anno sono sempre stati scelti tutti ma tu non hai proprio speranze, non entrerai mai tra i suoi collaboratori!
Ancora una volta Tenerotto tornò a casa mortificato.
Per quanto cercasse di impegnarsi non riusciva ad essere come i suoi compagni. Eppure desiderava entrare nella squadra degli gnomi di Babbo Natale più di ogni altra cosa al mondo.
Quando era piccolo restava ore ed ore a bocca aperta ad osservare i preparativi per il Natale.
C’erano gnomi che preparavano i dolci per i bambini, altri che costruivano e dipingevano con maestria i giocattoli di legno, altri ancora che cucivano alla perfezione i pupazzi, inscatolavano migliaia di puzzle senza sbagliare, facevano funzionare i motori elettrici dei trenini e delle macchinine telecomandate…e poi, al momento di caricare la slitta, c’erano gli gnomi controllori per verificare che gli indirizzi fossero corretti e che i biglietti di auguri fossero abbinati ai pacchetti giusti.
Si trattava di compiti di grande responsabilità.
Per questo ogni anno Babbo Natale sceglieva i suoi nuovi collaboratori valutando con attenzione le qualità degli gnomi. Ed era per questo che il maestro era molto severo. Voleva che i suoi allievi fossero all’altezza della situazione.
- Mamma domani Babbo Natale sceglierà i suoi collaboratori. Temo proprio che non riuscirò mai a far parte della squadra di Babbo Natale eppure desidero tanto rendermi utile per far felici i bambini! – disse Tenerotto asciugando una grossa lacrima che stava scivolando sulle sue guance paffute e rosee.
- Ce la farai, ne sono certa – rispose la mamma stampandogli un grosso bacione sul La mamma sapeva sempre come consolarlo.
Tenerotto l’abbracciò con trasporto.
La mattina successiva era il grande giorno.
Nell’atrio della scuola il maestro aveva messo in fila tutti gli gnomi che per l’occasione sfoggiavano i loro abiti migliori.
Tenerotto aveva un bel completino di velluto rosso con un grande cappello che gli ricadeva da un lato e terminava con un morbido fiocco. La mamma l’aveva pettinato con cura e gli aveva lucidato gli stivaletti così bene che ci si poteva specchiare. Tenerotto era emozionato,
in cuor suo sapeva che Babbo Natale non l’avrebbe scelto ma voleva fare lo stesso una bella impressione.
Finalmente Babbo Natale arrivò. Era davvero grande e aveva il sorriso più dolce che Tenerotto avesse mai visto, dopo quello della sua mamma naturalmente.
- Cari amici – iniziò a dire Babbo Natale – oggi è un giorno importante perché potrete entrare a far parte della mia Sapete che avrete dei compiti speciali e delicatissimi per cui sceglierò i migliori. Allora, vediamo…- Babbo Natale tirò fuori dalla tasca una lista scritta in bella calligrafia su un grande foglio e cominciò spuntare i nomi con un’elegante penna stilografica d’argento che scintillava ad ogni movimento.
- Per la preparazione dei giocattoli scelgo Birillino, Girandolotto, Bollicino…- iniziò a dire con fare cerimonioso. Gli gnomi ad uno ad uno fecero un passo in avanti e un inchino mentre il maestro applaudiva esultante.
Ormai restavano solo Lucidino e Tenerotto e c’era un solo nome ancora da spuntare sulla lista.
- Che figura, sono l’unico gnomo a non essere stato scelto! – pensò Tenerotto abbassando gli occhi.
- E adesso non mi resta che chiamare l’ultimo gnomo, il migliore di tutti – disse Babbo Natale.
Lucidino sfoderava già un sorriso vittorioso quando a sorpresa Babbo Natale spuntando con la sua penna stilografica l’ultimo nome disse:
Naturalmente sto parlando di te Tenerotto!
Tenerotto pensò di sognare. Si diede un pizzicotto su una guancia e guardò Babbo Natale con aria interrogativa.
- Come puoi scegliere lui?- gridò furioso Lucidino. – Non sa fare niente, è un gran pasticcione. Che compito potresti affidare ad uno gnomo del genere? – aggiunse diventando paonazzo per la rabbia.
Babbo Natale lo guardò senza scomporsi e rispose: - A Tenerotto affido il compito più importante: mi accompagnerà sulla slitta e darà un bacio ad ogni bambino addormentato perché tu sai che i doni più belli sono quelli dell’amore. Devi imparare ancora molto Lucidino prima di entrare a far parte della mia squadra!
Lucidino sentendo quelle parole cominciò a ripensare al suo comportamento e si rese conto che Babbo Natale aveva ragione. Tenerotto era raggiante, Babbo Natale lo prese in braccio e cominciarono a parlare fitto fitto.
Inutile dire che quello fu un Natale bellissimo: i preziosi doni d’amore che Tenerotto portò ai bambini restarono per sempre nei loro cuori.