Presto di mattina, quel giorno, c’era stato un grande temporale. Il vento aveva piegato gli alberi, strappato rami, fatto turbinare le foglie contro il cielo nero e lampeggiante; nel rimbombo dei tuoni, la pioggia era caduta scrosciante, fitta come una cappa grigia; la superficie del fiume era sembrata ribollire, le strade, prima polverose, s’erano riempite di fango, i sentieri s’erano trasformati in ruscelli.
Ancora pioveva, però, e il sole era ricomparso tra le nubi, che s’erano aperte svelando lembi di cielo azzurro. Dopo pochi minuti, il temporale brontolando s’era allontanato verso le montagne.
L’aria, ora, era pulita e fresca; tutto sembrava nuovo: i campi verdi, gli alberi stillanti acqua, i tetti rossi del villaggio…
Nelle strade, grandi pozzanghere brillavano come specchi. I rumori si sentivano forti, vicini: porte che s’aprivano, abbaiar di cani, ragliare di asini, cantar di galli, voci di uomini. Passato il temporale, ricominciava tutto.
M. Milani, Guglielmo e la moneta d’oro, Piemme