C’era una volta, nel profondo universo, un pianetino, largo solo quanto dieci bimbi in girotondo e alto quanto due barattoli ed una scopa.
Il pianetino si chiamava Rollo, i suoi genitori lo avevano chiamato cosi’, a causa del fatto che da piccolo non la smetteva mai di girare su se’ stesso. Rollo era molto triste perche’ la sua crosta era brulla, arida e secca e non crescevano alberi e neanche un filo d’erba dato che su di lui pioveva mai!
Rollo si sentiva solo e temeva che nessun satellite gli sarebbe mai girato attorno e cosi’ passava le sue giornate nascosto nell’ombra di un pianeta grande, verde e rigoglioso di nome Splendo che lui ammirava molto. Splendo infatti oltre ad essere colmo di vegetazione possedeva un enorme lago azzurro, tanto da far invidia al cielo, ricco di pesci e piante di ogni sorta.
C’era una volta, nel profondo universo, una nuvoletta, larga solo quanto il palmo di una mano e alta quanto una zolla di zucchero.
La nuvoletta, che vagava sola per lo spazio tutta sola, era soprannominata Goccia e le altre nuvole l’avevano lasciata sola perche’ a causa delle sue dimensioni ridotte non riusciva mai a far piovere una sola goccia.
Un giorno, mentre Goccia gironzolava nera e imbronciata come sempre, vide il bagliore di Splendo, che ammiccava da lontano. Goccia decise che quel giorno si sarebbe sforzata al massimo, ed anche per un solo istante, su quel pianeta, sarebbe piovuto.
E cosi’ decise di piazzarsi proprio sopra il centro del lago, ed incomincio’ a sforzarsi, sforzarsi e sforzarsi ancora fino a quando, una piccola, timidissima, gocciolina, fece capolino. La gocciolina cadde giu’ veloce, acquistando sempre piu’ velocita’, sempre piu’ forza fino a quando…SPLASH cadde proprio al centro del lago.
E si sa, quando qualcosa, anche piccola, cade nell’acqua, provoca delle onde che si propagano verso ogni direzione, e cosi’ successe. Le ondine create dalla gocciolina caduta nel lago, sospinte dal vento crearono delle ondone, sempre piu’ grandi che si diressero dal centro del lago verso le sponde sempre piu’ forti e sempre piu’ alte ad ogni metro fino a quando non
raggiunsero la riva e con forza vi si abbatterono. L’intero Splendo ne fu scosso e si ribello’ chiedendo aiuto al vento, che scaccio’ via Goccia, stremata dallo sforzo ed immobile dalla paura per cio’ che aveva combinato.
E fu cosi’ che, scacciata dal vento, Goccia fini’ nella parte in ombra di Splendo, dove, nascosto in un angolino, Rollo aveva assistito a tutta la scena.
Goccia, stremata, poverina, era disperata per l’accaduto e Rollo vi si avvicino’ timido e con la sua crosta ruvida, le fece una carezza. La nuvoletta voleva essere lasciata in pace, sola nella sua tristezza ma dai suoi occhi, gonfi di malinconia, piovve una lacrima, che cadde giusto su Rollo.
Rollo non poteva crederci e tanto meno poteva crederci la sua crosta che, abituata alla siccita’ quando senti’ la lacrima, esplose dalla felicita’ ed insieme alla felicita’ crebbe un filo d’erba che di li’ a poco divenne una piantina e poi un arbusto e poi un albero ed accanto a se’ mille fili d’erba, mille arbusti e mille alberi, fino a ricoprire in pochi istanti tutto Rollo.
Fu cosi’ che Rollo e Goccia divennero amici inseparabili, l’uno teneva compagnia all’altra. Goccia girava intorno a Rollo che dalla felicita’ non riusciva a non girare su se’ stesso sempre piu’ veloce.
Morale della favola: se sei piccolo e compiere gesti anche piccolissimi, ti costa uno sforzo enorme, cerca sempre di proporzionare il gesto al risalto che ne dai.
Un piccolo gesto, con un grande risalto, potrebbe provocare una reazione incontrollata, che ti potrebbe sfuggire di mano e che tu stesso potresti non riuscire a gestire.
Lo stesso piccolo gesto, anche involontariamente, potrebbe rendere qualcuno, davvero felice.
- Tratto da: Favole per bambini grandi.
- Di Davide Del Vecchio – Daria Gatti
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