La stella perduta

Le stelle sono curiose: questo lo sanno tutti. Il loro destino è quello di stare a guardare. Naturalmente, secolo dopo secolo, questo acuisce la loro curiosità. Dopotutto non hanno niente altro da fare. Proprio la curiosità giocò uno scherzo bizzarro a una stellina giovane giovane.

Era una stella così piccola che faceva fatica a scorgere qualcosa nel gran traffico della Via Lattea. Per questo si sporgeva spesso fuori dalla sua piccola orbita.

Fu così che accadde.

Incuriosita dal girotondo di due comete entrate in rotta di collisione, una volta tirò un po’ troppo l’invisibile elastico dell’orbita.

Fu immediatamente catturata dalla forza di gravità di un grande sole che la scagliò a mille anni luce di distanza, urtò contro l’orbita di un’altra stella e, come una pallina di un flipper, cominciò a rimbalzare contro pianeti e sciami di meteoriti, evitò per miracolo le fauci spalancate di un buco nero, e a migliaia di anni luce all’ora filò verso uno dei bracci periferici della Via Lattea.

Viaggiando a quella velocità, la povera stellina,lasciava dietro di sé una scia multicolore. Era una coda di luce bella a vedersi, ma drammatica per la stella.

Stava perdendo tutta la materia di cui era costituita. Era ridotta a dimensioni ridicole, e stava quasi esaurendo le forze, quando entrò nella forza di attrazione di un pianeta. Un pianeta piccolo e azzurro, non un granché, ma carino e abitato da creature abbastanza simpatiche.

Così la stellina, grossa ormai poco più di un pompelmo, finì sulla terra.

Un tappeto di soffice muschio attutì l’impatto. La corsa della stella era terminata in una foresta, ai piedi di un grande abete. Un cinghiale che grufolava nei dintorni, frugando con muso e zanne sotto le foglie e tra le radici, piombò sulla stella che luccicava disperata. La credeva qualcosa di commestibile, e provò ad addentarla. Le stelle naturalmente non si possono mangiare. Il cinghiale si scheggiò una zanna e, indispettito, si voltò e con le zampe posteriori coprì la stella di terriccio, foglie e rami secchi.

La stella non poteva far altro che brillare con tutte le sue forze, ma la sua luce, sempre più debole, non poteva filtrare tra la terra e i detriti che la ricoprivano.

E siccome una stella sepolta non ha senso, ben presto si sentì morire.

Con un leggero scalpiccio, passò di là una donna che cercava funghi e castagne. Frugava tra le foglie con un lungo bastone appuntito e, spostando alcune foglie, scorse la stella. La donna si avvicinò dolcemente. Con mani delicate tolse la terra ch soffocava la stella. E siccome il suo cuore era buono, la stella ricominciò a brillare con tutta la sua luce.

“Oh!”, esclamò la donna, “la porterò a casa mia, per illuminare la strada a mio marito quando torna dal lavoro, e ai miei figli quando tornano da scuola!”.

Dimenticati i funghi, al donna raccolse nelle sue mani la piccola stella e piena di gioia se ne tornò a casa.Giunta a casa, mise la stella sul davanzale della finestra. Alle prime ombre della sera, il marito della donna, tornando a casa, fu sorpreso dalla viva luce che lo accolse sulla soglia.

“Cos’è questa cosa che brilla?”, chiese l’uomo. La donna gli raccontò l’accaduto.

“E’ certamente una cosa preziosa”, disse l’uomo. “Vendiamola a qualcuno”, propose.

La luce della stella si attenuò un poco.

“No”, disse la donna. “Mettiamola davanti alla casa perché illumini a tutti la strada!”.

A queste parole la stella brillò più vivida che mai.

Ma vinse l’uomo. Il giorno dopo, la stella fu impacchettata con cura in spessa carta marrone, debitamente legata con una cordicella, e portata in città. L’uomo entrò nella più lussuosa gioielleria e chiamò il padrone. Posò il pacchetto sul bancone e quando lo aprì la calda luce della stella inondò il negozio, facendo impallidire perle e diamanti.

Con un lampo di avidità negli occhi, il padrone della gioielleria esclamò:”Potrei farla a pezzi e ricavarne tanti gioielli…Questa roba può valere centinaia di milio…”.

Non riuscì a finire la frase. La stella aveva ricominciato a morire. Il suo splendore si era trasformato in un livido grigiore.

“Ma cos’è? Uno scherzo?”, sbraitò il gioielliere, più arrabbiato che mai. “Non ho tempo da perdere, io! Se ne vada e porti via questa porcheria!”.

Il pover’uomo raccattò carta e stella e uscì mortificato.

Era la vigilia di Natale e le vie della città erano più animate del solito. L’uomo non sapeva come dare sfogo a tutta la sua delusione e al suo cattivo umore.

Scavalcò sbuffando un tappetino steso sul marciapiede, su cui alcuni ragazzi avevano sistemato oggetti disparati, con un cartello che diceva: ”Vendita di beneficenza per il pranzo dei poveri della Parrocchia di San Nazario”.

L’uomo fece qualche passo cincischiando la carta del pacchetto poi si arrestò, come preso da un pensiero improvviso, e tornò indietro. Si fermò davanti ai tre ragazzi che gestivano la vendita di beneficenza e di malgrazia porse loro il pacchetto.

“Tò! Vendete anche questo!”.E si allontanò.

Sorpresi, i ragazzi aprirono il pacchetto. La luce della stella li abbagliò. Era una luce dorata, pulsante, che scaldava il cuore. I ragazzi la percepirono perfettamente. E si sentirono inondati di simpatia per la piccola stella che chiedeva di vivere e splendere per qualcosa.

“E’ bellissima!”, bisbigliarono in coro, con un misto di rispetto e venerazione.

“Non possiamo venderla”, disse uno.

“Mettiamola al centro della cometa che c’è sulla porta della chiesa…”, suggerì una biondina con la sciarpa rossa.

“Giusto. Così questa notte farà luce a quelli che vanno a Messa”, approvò il terzo.

Dimenticando la vendita di beneficenza, corsero verso la chiesa. Così, nella notte di Natale, la piccola stella che si era perduta, ritrovò il senso della sua esistenza.

Ed era così felice che, a mezzanotte, la piazza della chiesa era illuminata come a mezzogiorno.

Ascolta la storia letta da don Paolo Alliata

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