In questa casa c’era una linguetta di cuoio marrone, sottile, con su una bella greca di fili dorati. Papa e mamma e i bimbi, prima di posare il libro che stavano leggendo, gliela infilavano dentro per ricordarsi dov’erano arrivati. Avrebbero potuto fare invece un’orecchia nella pagina, ma in quel modo i libri si rovinano e loro ai libri c’erano affezionati. O avrebbero potuto usare qualcos’altro, che so io?, una vecchia busta, una matita, una stella alpina. Ma a tutti piaceva quella linguetta, forse perché aveva un buon odore di cuoio, forse perché la greca di fili d’oro faceva venire tante idee, come quelle altre greche disegnate dalle stelle di notte, quando non c’é la luna e la luce è spenta. Sta di fatto che tutti la cercavano e se la rubavano e la nascondevano, e in casa si sentiva sempre dire: «Hai visto il segnalibro?», «Ho perso il segnalibro! «Chi mi ha preso il segnalibro?». Perché la linguetta la chiamavano così: segnalibro.
Un giorno la linguetta si arrabbiò. «Va bene vivere questa vita così noiosa,» sbottò in presenza di tutti «va bene ammuffire e bruciare la mia giovinezza tra le pagine di un libro, ma almeno concedetemi un po’ di rispetto! Che cos’è questo nome “segnalibro”? Come se io fossi venuta al mondo con l’unico scopo di segnare, di indicare qualcos’altro, qualcosa che non sono io! Come se non avessi una mia identità, come se non potessi essere usata in tanti modi diversi! Io sono una linguetta di cuoio marrone, sottile e molto elegante, con su una bella greca di fili d’oro. Potrei servire come correggia per guidare un cavallo imbizzarrito (un cavallo molto piccolo, d’accordo) o come cintura per tener su dei calzoni alla moda (calzoni in miniatura, certo), e potrei anche essere esposta come opera d’arte. Invece qui sono solo un “segnaqualcosa”, il che non mi distingue da una matita, o da una vecchia busta, o da una Stella alpina. Usatemi come volete ma almeno datemi un nome più decente: “linguetta”, se volete, che almeno è la mia forma.»
Papa e mamma e i bimbi furono un po’ stupiti da questo sfogo, ma dovettero darle ragione. Non l’avevano fatto apposta, ma il loro comportamento era stato offensivo. Da allora il nome «segnalibro» fu bandito da questa casa.
Adesso in questa casa c’é una linguetta di cuoio marrone, con su una bella greca di fili dorati. Papa e mamma e i bimbi la usano per segnare le pagine dei libri che stanno leggendo, ma quando la cercano e ne parlano non dicono più le cose di prima. Dicono invece: «Hai visto la linguetta?», «Ho perso la linguetta», «Chi mi ha preso la linguetta?».
Così in questa casa non c’è più un segnalibro. C’era, una volta c’era. E forse in un certo senso c’è ancora. Insomma è un pasticcio, ma adesso sapete com’è andata e potete decidere voi.