Era autunno, la brezza fresca giungeva dal mare. Nel paese dei ciliegi, la vita delle persone scorreva tranquilla. I pescatori sistemavano le reti, i contadini aravano, potavano e i bambini andavano a scuola.
Il tempo passava e in infredda sera, mentre gli abitanti se ne stavano al calduccio nelle proprie case riscaldate dai caminetti, il vento ululava e la pioggia scrosciava. Qualcosa di insolito accadde. Dal mare, sulla costa, un barcone si arenò.
Tanta gente scese. Erano uomini, donne, bambini, bagnati e spaventati.
Venivano da un paese lontano. Con l’aiuto della gente, si stabilirono in un campo sulla collina. Erano diversi, parlavano una strana lingua, il colore della pelle era più scuro. Gli abitanti della collina dei ciliegi costruirono un muro per dividere gli spazi e sentirsi al sicuro.
In un bel giorno di primavera, i bambini giocavano all’aperto. L’aria tiepida, l’erba fresca, i ciliegi ricoperti di candidi fiorellini, la natura si risvegliava. Ma cosa accadeva al di la’ del muro?
Un bambino coraggioso fece un buchino nel muro per guardare. Tanti altri piccoli bambini come loro stavano giocando col pallone.
In quattro e quattr’otto abbatterono il muro e con un calcio al pallone avvenne l’integrazione. Gli adulti seguirono i bambini. Avevano capito che non bisogna avere timore della diversità, ma che essa è un’occasione per arricchire lo spirito.
Costruirono un faro, per illuminare nella notte buia la via, a chi cerca la salvezza.