C’era un brigante che da molto tempo era ricercato. Un giorno si travestì e andò in città. Lì le guardie lo riconobbero e lo inseguirono. Il brigante riuscì a sfuggire e, di gran corsa, arrivò al palazzo del vescovo. Il portone era aperto: lui entrò nel cortile. Un servitore del vescovo gli domandò che cosa volesse. Il brigante non sapeva come rispondere, e disse a casaccio: «Devo parlare col vescovo». Il vescovo lo ricevette e gli domandò il motivo della visita. Quello rispose: «Sono un brigante, mi stanno inseguendo: nascondimi, o t’uccido».
Il prelato rispose: «Io sono vecchio, non temo la morte: ma sento pietà di te. Va’ in quella stanza; sei stanco, riposa, e intanto io ti porterò da mangiare». Le guardie non si arrischiarono a entrare nel palazzo del vescovo, e il brigante rimase lì a passare la notte. Riposato che fu, il vescovo gli si avvicinò e gli disse: «Provo compassione nel vedere che hai freddo, hai fame, sei inseguito come un lupo; ma più di tutto mi fai pena per il tanto male che hai compiuto e per l’anima tua, che stai mandando in perdizione. Smetti di agire da malvagio!». Il brigante rispose: «No, ormai non posso più vincere l’abitudine di fare il male; da brigante ho vissuto e da brigante morrò».
Il vescovo lo lasciò, spalancò tutte le porte e andò a dormire. Durante la notte il brigante s’alzò e si mise a girare per le stanze. Gli pareva incredibile che il vescovo non avesse rinchiuso nessun oggetto, e avesse lasciato tutte le porte spalancate. Cominciò a guardare qua e là, che cosa potesse rubare. Vide un grosso candelabro d’argento e pensò: «Piglierò questo, che ha un buon valore: così me ne andrò di qui, e non starò ad ammazzare quel vecchio». E così fece.
Le guardie non s’erano allontanate dal palazzo, e continuavano a far la posta al brigante. Appena questi uscì dal palazzo, lo circondarono, e gli trovarono indosso il candelabro. Il brigante provò a discolparsi, ma le guardie incalzarono: «Di tutti i delitti passati ti puoi scolpare, ma il furto di questo candelabro non puoi negarlo. Andiamo dal vescovo; lui ti smaschererà». Condussero il ladro alla presenza del vescovo, gli mostrarono il candelabro e gli domandarono: «È vostro questo oggetto?». Il vescovo rispose: «È mio». Il brigante taceva; i suoi occhi, come quelli d’un lupo, sfuggivano qua e là.
Il vescovo non fece parola: andò nell’altra stanza, prese il candelabro rimasto, compagno di quello in mano alle guardie, lo diede al brigante e disse: «Ma perché, figlio mio, hai preso un candelabro solo? Eppure io te li avevo regalati tutti e due!».
Il brigante scoppiò a piangere, e disse alle guardie: «Sono un ladro e un brigante: portatemi via!». E al vescovo: «Perdonami, in nome di Cristo, e prega Iddio per me».
Racconto che Lev Tolstoj rielabora da Les Miserables di Victor Hugo