Gli Elementi chimici in rima

Una «poesia» dedicata agli elementi chimici della tavola periodica.

 I corpi semplici
son novantotto,
ma questo numero
va un po’ ridotto,

perché, contandone
– com’è opportuno –
solo i più stabili,
son ottantuno.

Essi si aggruppano,
come si sa,
in due vastissime
comunità;

i metalloidi*
ed i metalli.
Sono, questi ultimi,
sempre in cristalli,

che lor consentono
una struttura
resistentissima
alla rottura.

Eccettuandone,
l’oro, che è giallo
(sarebbe il subdolo
vile metallo,

pel quale sgobbano
le genti grame)
e un corpo semplice
rosso, ch’è il rame,

gli altri (si calcola,
settanta e passa),
veduti in libera
compatta massa,

un colore mostrano
bianco argentato:
son tutti solidi,
eccettuato

uno stranissimo
metallo spurio,
che invece è un liquido,
detto mercurio.

Tutti conducono
caldo e corrente
(s’intende elettrica)
ottimamente,

ed è da aggiungere
che i loro ioni
– all’elettròlisi –
sono cationi.

I metalloidi
son circa venti,
tutti di regola
mal conducenti

il fluido elettrico,
nonché il calore;
c’è il bromo liquido,
dal reo fetore,

mentre son solidi
gli altri, o gassosi,
assai, questi ultimi,
più numerosi;

in quanto ai solidi,
senza eccezione,
tutti di fragile
costituzione

e di metallico
splendore privi;
all’elettròlisi,
son negativi.

I metalloidi,
se ben m’avvidi,
col gas ossigeno
dan le anidridi;

queste, aggiungendovi
l’H2O,
formano gli acidi,
di cui dirò.

combinasi
qualche metallo
col gas ossigeno
invece, in ballo

tiriamo l’ossido
basico, il quale
sciolto in un acido
produce un sale,

grazie all’idrogeno,
che, se non fallo,
ora nell’acido,
cede a un metallo.

Il sale, in genere,
deriva il nome
dallo stesso acido,
vi dirò come;

quando ha più ossigeno,
finisce in ato;
così, dal nitrico
nasce il nitrato;

con meno ossigeno,
finisce in ito;
nitroso l’acido
il sal nitrito.

Quanto agli idracidi,
dove s’attacca
il corpo semplice
soltanto all’H,

il sal formatosi
finisce in uro:
così, il cloridrico
forma il cloruro.

*L’autore indica con il termine metalloidi gli elementi che oggi chiamiamo non-metalli.

Alberto Cavaliere (1897-1967), poeta, giornalista e politico italiano, fu avviato di malavoglia allo studio della chimica e laureatosi all’Università di Roma lavorò per un breve periodo come chimico, dedicandosi in seguito alla satira in versi e al giornalismo. Dotato di una notevole abilità nel creare versi in rima, a soli dodici anni venne espulso dal collegio per aver sbeffeggiato i suoi professori con un componimento caustico ma dalla metrica ineccepibile. Cavaliere viene spesso ricordato per la sua Chimica in versi, originale libro scritto nel 1926 dopo una bocciatura all’esame di Chimica Generale all’Università.

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