La Madre che divenne polvere

Giornata del Creato: Favola sul Rispetto di Madre Terra

Tanto tempo fa il sole aveva una figlia. Al pari del padre, era una stella di grande splendore, e viveva nel fulgore ancora maggiore del sole. Le sue scarpe erano fatte di fuochi d’artificio luccicanti, e sulle dita, attorno alle caviglie, ai polsi e al collo portava scintille raccolte da stelle cadenti. Essa risplendeva lucente e illuminava quel vuoto al di là del sole conosciuto come cielo. Regnava su di esso e governava con grande saggezza, amore e sensibilità.

Un giorno, mentre faceva i suoi giri di ispezione tra gli infiniti pianeti dell’universo immenso, ne  scorse uno in un angolo remoto. Era lontano, quasi oltre la portata del sole. I suoi colori erano tutte le sfumature del verde e del blu. Lo guardò di nuovo e poi parlò. «Laggiù, su quel pianeta – disse la stella al sole –, è lì che voglio il mio trono. Voglio trascorrere la mia vita nell’intensità del verde e nella freschezza del blu».

Il sole sospirò. Guardò la grande lucentezza della stella e sospirò di nuovo. I suoi occhi riuscivano a leggere di molti anni nel futuro. «E’ tutto tuo – disse – Puoi andare ovunque vuoi. Puoi fare tutto ciò che vuoi. Ma sappi questo: dovrai spogliarti di gran parte dei tuoi poteri e lasciarli qui. La veste brillante di luce pura, le scarpe di fuochi d’artificio, le cavigliere, i bracciali e le collane col luccichio delle stelle della sera e del mattino – non potrai portare con te niente di tutto ciò. Il verde delicato del pianeta non riuscirebbe mai a sopportare il calore del tuo splendore, e il blu si inaridirebbe completamente. Tuttavia, in cambio dei tuoi ornamenti lucenti, potrai esprimere tre desideri che ti saranno concessi incondizionatamente». «Molto bene – disse – Lasciami pensare.»

Pensò e ripensò per anni e anni. Perché è così che fanno le stelle e il sole nell’universo immenso. Ogni cosa ci impiega anni e anni per accadere, anche se a loro sembra invece un battito di ciglia. Alla fine, dopo averci pensato abbastanza, prese la sua decisione. Accettò di lasciare la veste, la cappa di chiarori dell’alba, le scarpe di fuochi d’artificio, i sandali di crepuscolo e le pantofole dell’ultimo bagliore del tramonto. In un fulgore accecante li diede al sole. Poi disse: «Ora andrò al pianeta verde e blu e ne diverrò la madre.»

«Prendi tutto ciò che ti serve. Sappi che la tua mancanza qui sarà enormemente sentita anche se ai nostri occhi sarai visibile ogni giorno. Sappi anche che qui sarai sempre la benvenuta – disse il sole – Addio, la nostra luce accecante potrà non esserti sempre propizia nelle tue nuove sembianze su quel piccolo pianeta.» E così, gli anelli, la cavigliere, i bracciali e le collane della stella furono disseminati tutto intorno al sole in una scia di stelle, fuochi d’artificio, polvere di crepuscolo e scintille sparsi nel cielo come una scia di latte versato. Ogni cosa fu sistemata in modo che lei potesse scorgerla dal pianeta verde e blu. Di modo che potesse  ricordare da dove era venuta.

Finalmente partì, prima a cavallo di una stella cadente che attraversò in un lampo il tempo e lo spazio. Poi in sella ad un unico raggio di luce nella dolcezza di una giornata al tramonto, ma con ancora tanta strada davanti. Aveva con sé una zappa, un mortaio  col pestello, un setaccio, una ciotola per l’acqua, una per cuocere, dei piatti di bambù e legno, una piccola ascia, una stuoia e una grande coperta. Alla fine saltò in groppa al primo sprazzo di luce diretto verso il pianeta verde e blu.

Nell’atterrare, capì perché quel pianeta le era sembrato così verde visto da tanto lontano nel cielo. Le foreste e le praterie erano così belle da gonfiarle il cuore e renderlo ancor più sensibile di quanto già non fosse. Guardò amorevolmente tutte le piante ed esse crebbero felici sotto il suo sguardo, in un verde sempre più lussureggiante. C’erano arbusti qua, alberi là, e più lontano boccioli dei tanti colori della luce che lei aveva portato con sé da così lontano: giallo, arancione, blu, porpora, bianco, rosa, limone, lime, azzurro, acquamarina, e in mezzo un’infinità di toni e di sfumature. […] Continua a leggere la storia qui.

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Ascolta “Speciale Elikya – Gionata del Creato: Favola sul Rispetto di Madre Terra – pt.1” su Spreaker. Ascolta “Speciale Elikya – Gionata del Creato: Favola sul Rispetto di Madre Terra – pt.2” su Spreaker.

Foto originale di Omotayo Tajudeen da Pexels

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