I due bastoni

C’era una volta un pastore che ogni mattina, di buon ora, accompagnava le sue pecorelle sui prati più verdi dove potevano brucare l’erba migliore; la sera le riaccompagnava all’ovile, le contava una per una, e le metteva a nanna proprio come avrebbe fatto un buon genitore con i suoi figlioletti.

Tutte le volte che accompagnava il suo gregge al pascolo, il pastore camminava appoggiandosi ad un lungo bastone di legno, forte e robusto, che le pecore avevano imparato a riconoscere da lontano.

Un giorno, mentre le accompagnava al pascolo, disse loro:

“Questa sera non potrò venire a prendervi per riportarvi all’ovile, perché ho una commissione molto importante da sbrigare in città; ma voi dovete stare tranquille, perché ho provveduto in modo che possiate rincasare senza correre rischi”.

Le pecorelle si guardavano tra loro preoccupate; avevano paura di non riuscire a trovare la strada di casa, senza una guida.

“Come faremo a non perderci?” chiese la più giovane.

“Non preoccuparti” rispose la pecora più anziana, “il nostro padrone ha detto di aver provveduto a noi. Fidiamoci di lui”.

Verso il tramonto, quando le pecorelle erano solite radunarsi per rientrare all’ovile, videro un giovane vestito modestamente, che reggeva un bastone di legno, molto simile a quello che erano abituate a vedere tutti i giorni.

“Mi manda il vostro pastore, che non è potuto venire” disse il giovane, “venite con me, vi riporterò all’ovile”.

Mentre le pecore si accingevano a seguirlo, videro sbucare da un albero un altro giovane, vestito come un principe, che teneva in mano uno scettro d’oro, tempestato di pietre preziose. Uno scettro simile a quello dei re che si trovano nelle favole.

Tutte si fermarono a guardarlo, meravigliate.

“Io non sono stato mandato dal vostro pastore, ma sono un paggio del grande sovrano che regna oltre quelle montagne laggiù. Venite con me e riceverete il trattamento riservato alle pecore del re!”

Se le pecorelle avessero ascoltato il loro cuore, probabilmente avrebbero seguito l’uomo mandato dal loro pastore, che aveva in mano un bastone forte e rassicurante come il suo.

Ma alcune di loro cominciarono a farsi tentare dalla prospettiva di andare a vivere in una reggia: “il paggio del re ci porterà in un posto dove faremo sicuramente la bella vita e saremo trattate come pecore regali! Ci conviene seguire lui!”

A poco a poco tutte si lasciarono convincere tranne una, la più affezionata al suo pastore, alla quale non importava la promessa di chissà quali ricchezze, ma solo la certezza di tornare in un luogo dove sarebbe stata amata e protetta.

Essa decise di seguire l’uomo col bastone di legno e quella sera fu l’unica a tornare a casa dal suo padrone, che non la smetteva più di piangere e di abbracciarla.

Le pecorelle che seguirono l’uomo con lo scettro d’oro ricevettero il trattamento riservato agli animali del re: furono ridotte in schiavitù, rinchiuse in una stanza dove restavano quasi sempre legate e ogni tanto venivano convocate al cospetto del re per farlo divertire. Perché quel re malvagio trattava gli animali come se fossero dei trastulli!

Ma le povere pecore non smisero mai di pensare ai prati verdi dove potevano correre libere e di sperare che prima o poi il loro buon pastore sarebbe venuto a liberarle!

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