Tutti – o quasi – conosciamo e ricordiamo Robin Hood, reso famoso anche da film e cartoni animati. Oggi possiamo conoscere un personaggio senegalese a lui molto simile! E convincerci che le motivazioni di gesti considerati “contro la legge umana”, a volte sono giustificati dalla pietà e dalla solidarietà verso i più poveri. Buona domenica e buon ascolto!
Molti, molti anni fa, in un villaggio del Senegal nasceva un bambino. Il papà e la mamma, unanimi, lo chiamarono Yadikon che significa “quello che era partito ed è tornato”. Venne chiamato così perché ogni volta che la mamma metteva al mondo un bambino, questi moriva.
E Yadikon era il settimo. Sulla fronte del sesto figlio morto era stato messo un segno. Quello stesso segno era comparso sulla fronte di Yadikon. Ecco, l’origine del nome.
Sin dalla più tenera età, Yadikon si dimostrò vivace e sveglio. Dopo aver frequentato la scuola e divenuto adolescente, Yadikon scappò dal villaggio per raggiungere la capitale Dakar. E là si ritrovò senza familiari. Dovette quindi imparare in fretta a sopravvivere, arrangiandosi da solo. A Dakar passò da una esperienza lavorativa all’altra come apprendista. Non riuscendo però mai a rimanere in un posto a lungo, perché gli risultava difficile inserirsi nella grande città e accettare le rigidità dettate dalla vita.
Viveva già da qualche tempo nella capitale, quando Yadikon iniziò ad avere problemi con la giustizia. Ma ogni volta che veniva accompagnato in prigione riusciva a scappare. Per ben trentadue volte riuscì a fuggire dalle carceri di Dakar.
Quando il nuovo procuratore sentì parlare di lui, lo convocò nel suo ufficio:
«Yadikon, ho sentito parlare di te prima di arrivare qui – gli disse –. Mi hanno raccontato delle tue fughe. Vedrai però che non scapperai più, perché ti spedisco a Gorée, su quell’isola dove venivano rinchiusi gli schiavi prima di essere portati oltre oceano, nelle Americhe».
Ed ecco Yadikon trasferito sull’isola di Gorée, incarcerato e sorvegliato a vista. Ma una notte, approfittando della distrazione del guardiano, Yadikon lasciò la cella, scavalcò l’alto muro di cinta e si gettò in mare. Grazie alle luci della città che vedeva in lontananza, a nuoto raggiunse la mattina presto il porto di Dakar.
Tutti i giornali parlarono di lui e delle sue fughe reiterate. Ma tramite indagini condotte con serietà, si venne a scoprire che Yadikon non era un giovane cattivo.
Era sempre finito in carcere perché ogni volta si era ribellato a una situazione che considerava di ingiustizia.
Una volta era finito in prigione perché, dopo essersi recato al mercato e aver girato per le bancarelle, aveva preso quello che voleva senza pagare, per poi distribuirlo alle bambine e ai bambini di strada. Un’altra volta era andato al cinema e, sfondata la porta d’ingresso, aveva fatto entrare tutte le persone rimaste fuori senza biglietto.
Un giovedì di qualche anno fa, Yadikon, camminando per le vie di Dakar, cadde e non si alzò più.
Ancora oggi Yadikon è ricordato da quanti lo hanno conosciuto o ne hanno sentito parlare come il Robin Hood senegalese.