In un boschetto nella campagna mugellana, ai piedi di una quercia centenaria, ha la sua tana la tartaruga Guga.
Guga è quella che si direbbe un’anziana tartaruga, ha 80 anni e quattro figli: Filippo, Giosuè, Rosita e Debora. I figli sono ormai grandi, hanno le loro vite e le loro famiglie, così Guga vive da sola in quella grande tana piena di tante scale. Insieme a suo marito, l’hanno costruita molti anni prima, quando erano giovani e non pesava salire e scendere quei gradini di continuo. Ora che l’età si fa sentire, non è più così facile vivere lì. Nonostante questo Guga ama molto la sua tana perchè è piena di ricordi che spuntano qua e là come piccole sorprese. Guarda la cucina e pensa a quando l’hanno fatta: quanto tempo ci hanno messo a costruire quei cassetti? Proprio non ci riuscivano alla prima e quante risate! Si affaccia alla finestra e guarda il giardino, fa un sorriso come una piccola piega sul viso rugoso: pensa a quando cercava di insegnare ai suoi tartarughini a camminare, ai loro primi passi un po’ incerti, alla gioia quando finalmente ci sono riusciti! I suoi occhi si riempiono di lacrime di commozione. Quella tana è la sua vita, tutto ciò che ama è lì.
Ma l’età avanza e si fa sentire: a volte si dimentica il fornello acceso, l’acqua del rubinetto aperta, una volta ha lasciato la porta di casa spalancata per tutta la notte! Oltre al fatto non trascurabile che non cammina più tanto bene. È ancora più lenta di quanto non sia già lenta una tartaruga.
I figli, che da tempo si sono accorti delle sue difficoltà, si vedono costretti a parlarci. Si siedono tutti intorno al tavolo della cucina, con una tazza di tè in mano. Filippo, il più grande, dice: “Mamma siamo un po’ preoccupati per te, ci siamo accorti che fai un po’ fatica a fare le cose di tutti i giorni”.
“Sì”, incalza Debora, “poi sei sempre sola in questa grande tana”.
Guga non risponde, guarda fissa a terra. Cala un silenzio che dice più di mille parole. Rompe il silenzio Giosuè: “Abbiamo visto un posto, qui vicino, si chiama “L’Oasi degli Animali”, dove tu puoi trascorrere la giornata per poi tornare a dormire qui, nella tana, in modo che noi stiamo più tranquilli. Prova, magari ti piace”.
Guga dentro di sé lo sa che non è più possibile trascorrere tutta la giornata da sola, ma ammetterlo fa tanto male. Alla fine accetta, più per i suoi figli che per lei. Non vuole farli preoccupare a pensarla sola in quella grande casa, hanno così tante cose da fare. “Ok andiamo”. Non dice altro. Si alza da tavola e se ne va in camera sua.
La mattina dopo Filippo, Giosuè, Rosita e Debora la accompagnano all’Oasi degli animali.
Guga si guarda intorno dubbiosa e preoccupata. Ci sarà qualcuno con cui parlare qui?, si chiede.
Ecco che si avvicina pian, pianino una pecora che cammina tutta traballante con degli occhiali spessi come il fondo di una bottiglia.
“Ciao io mi chiamo Allegra e tu?”
“Guga”
“E’ un piacere conoscerti. Vedrai che diventeremo grandi amiche. È il tuo primo giorno?” È molto gentile e sorridente, Allegra. Forse un po’ troppo chiacchierona.
“É il mio primo giorno, ma stasera torno a casa mia”, mette in chiaro Guga.
Arriva ad accoglierla l’infermiera coordinatrice, una coniglietta con un musino carino, simpatico e rassicurante.
“Buongiorno Guga”, le dice, “io sono Perla, è la benvenuta! Mi permetta di accompagnarla in sala dove sta per iniziare la lettura del giornale così le presento gli altri animali”.
Ecco che Guga entra in quella grande sala dove tutti stanno prendendo posto per iniziare l’attività. Le va incontro l’animatore galletto: “Buongiorno Guga, io mi chiamo Chicchirichì e stamani leggiamo insieme il giornale. Venga si accomodi accanto a me che le presento gli altri.
Mentre il galletto Chicchirichì parla, la tartaruga si guarda intorno e vede una gallina mugellese con un’ala rotta, un gatto con una gamba ingessata, una talpa smemorata, un cavallo zoppo, un criceto sordo, un cane su un carrellino, un topo cieco¼ e basta non ne vuole vedere più! “Ma dove sono capitata?” si chiede subito. Poi si guarda ancora intorno e pensa: “Meno male sono capitata in un posto dove ci sono animali con problemi simili ai miei”.
Il giorno dopo Guga prende confidenza con gli animali e con l’ambiente. Si rende conto che le operatrici rondini sono sempre lì pronte ad aiutarla, anche troppo! La accompagnano in bagno, le tagliano il cibo, le versano l’acqua, a volte vorrebbe fare qualcosa da sola, ma apprezza la loro disponibilità e la loro cordialità. Il mangiare poi non è affatto male. Le cuoche Cigno preparano porzioni belle, abbondanti e saporite, una gran varietà di cibi. Guga pensa che lei a casa a mala pena si preparava una mozzarellina con due foglie di insalata. La verità è che passa la voglia di cucinare quando si mangia da soli. Le infermiere cerbiatto sono così carine, sono loro a ricordarle quando è il momento di prendere la medicina. A casa spesso se la dimenticava.
Guga inizia a fare amicizia anche con gli altri animali della residenza. La sua migliore amica diventa proprio la pecora Allegra, quella chiacchierona! Scopre il bello dello stare insieme tra animali anziani, della vitalità che c’è (mai lo avrebbe immaginato). Si sente importante e considerata.
In un giorno come tanti, mentre sale le scale della tana, dopo una giornata trascorsa all’Oasi degli animali, Guga sente che c’è qualcosa che non va. Sembra che le pareti del muro girino, come quando si fa il girotondo. Sente la testa girare forte. Prova ad aggrapparsi al corrimano, ma non riesce ad afferrarlo. Perde l’equilibrio e cade all’indietro. Ruzzola tutte le scale e si ritrova a guscio in su.
“Ahi ahi, la mia testa”, dice “Fortuna sono tutta intera”.
Prova a rigirarsi ma non riesce. Sente un dolorino quando prova a muoversi, ma non capisce da dove viene. Per fortuna i suoi figli, che sono stati previdenti, le hanno dato un telecomando da tenere al collo da usare in caso di bisogno. I soccorsi sono stati allertati. Velocemente arriva l’ambulanza e Guga viene trasportata all’ospedale. “Cosa mi sarà successo?”, si chiede in silenzio. La visita il Dott. Volpe che non dice una parola. Poi le viene fatta una radiografia, sempre in silenzio. Guga vuole avere notizie. Questa attesa la sta uccidendo.
Il Dott. Volpe parla con Lei e i figli: “Guga ti sei rotta il guscio, possiamo provare a sistemarlo un pò ma non possiamo correre il rischio che succeda di nuovo. Mi dispiace, ma non puoi più vivere da sola”.
Guga rimane senza fiato. Ora come faccio?
Il Dott. Volpe se ne va e Guga resta con i figli. Fa un respiro profondo e dice: “Non penserete mica di far venire a vivere a casa mia qualcuno per aiutarmi, vero? Io non voglio nessuno nella mia tana!”. I figli non rispondono, poi tra loro si chiedono: “E ora come facciamo?” guardandosi con aria un po’ perplessa. “L’unico modo è che venga a vivere a casa di uno di noi”, concordano. Poi però si guardano e si domandano, sì, ma noi che vita facciamo? Filippo ha un’officina meccanica, ha tanto lavoro da fare, trascorre tutta la sua giornata lì, spesso anche di domenica. Giosuè facendo il pilota di aerei, gira per i cieli di tutto il mondo, non si può portare Guga con sé. Debora fa la modella, anche lei è molto impegnata, spesso è fuori casa per lavoro, a volte anche per settimane. Rimane Rosita che è infermiera, è il suo lavoro stare insieme a persone malate¼ sembra che sia la più adatta e la decisione sia presa.
A Guga piange il cuore dover lasciare la sua tana, ma pare che non ci sia altra scelta.
Rosita e i nipoti sono molto affettuosi con lei, le fanno avere tutto ciò che chiede, non le manca nulla, solo che quella non è casa sua. Senza contare che Rosita lavora su turni, spesso di notte e la domenica e quando non lavora deve star dietro ai ragazzi: i compiti, il calcio, la danza, la piscina. Con 4 figli le cose da fare non mancano, ci sono giornate in cui escono la mattina e rientrano a casa la sera.
Guga sta molto tempo sola e soffre per questo. Le sembra di essere una sfollata, le manca fare le cose come le faceva lei e poi si sente un peso: ha l’impressione di limitare la libertà del resto della famiglia. Allora prende una decisione non facile, ma l’unica possibile: “Voglio andare a vivere all’Oasi degli animali” dice un giorno ai figli.
Anche questa volta lo fa più per loro, che per sé. È difficile pensare che la sera non potrà tornare alla sua tana ai piedi della quercia. D’ora in poi l’Oasi degli animali sarà la sua tana. Una lacrima segue le linee delle tante rughe: è più difficile del previsto.
Quando arriva all’Oasi degli animali, tutti l’accolgono facendole una grande festa.
Però quella che si trovano davanti non è più la Guga di prima: è scontrosa e arrabbiata, non vuole alzarsi dal letto né mangiare, non ha voglia di stare insieme agli altri. Viene visitata dalla dottoressa degli animali anziani (la geriatra) la Giraffa Collolungo, parla con la psicologa Zaira la Zebra, a nulla servono le attenzioni delle operatrici rondini, delle infermiere cerbiatte, delle visite del galletto animatore e degli altri animali. La tristezza è così tanta che niente sembra tirarla su. I figli sono molto preoccupati.
La pecora Allegra si reca a trovarla, come tutti i giorni del resto, ma Guga è particolarmente arrabbiata e quando la sente arrivare chiude gli occhi facendo finta di dormire. Non ha proprio voglia di vederla né di sentirla e glielo fa capire benissimo. La povera Allegra si avvicina traballante, appoggia la zampa su quella di Guga, ma lei non reagisce.
Allegra si siede accanto al suo letto, sta un po’ in silenzio e poi singhiozzando le dice sotto voce: “Mi manchi tanto amica mia. Come vorrei poterti aiutare e invece non posso fare nulla! Sono talmente vecchia e mal ridotta che non posso fare più niente per nessuno”. Allegra si soffia il naso, si alza e se ne va.
Guga apre gli occhi e inizia a piangere e piangere e piangere. Sfoga tutta la rabbia e la tristezza che ha dentro. Adesso è chiaro che comportandosi in quel modo sta facendo proprio ciò che non voleva: sta facendo soffrire tutti, specialmente i suoi figli. Aveva deciso di andare a vivere lì per farli stare più sereni e invece li ha fatti solo preoccupare! “E’ ora di reagire, inutile piangere sul latte versato!” dice a gran voce.
Così, pian pianino, recupera il suo equilibrio: si alza dal letto, accetta di fare ginnastica con i paperi fisioterapisti, riprende a mangiare le delizie delle cuoche cigno, partecipa alle varie attività con il galletto animatore scoprendo il bello di confrontarsi con nuove sfide e la soddisfazione nel fare cose nuove. Ma soprattutto, recupera la sua amicizia con Allegra, quella pecora vecchia e malridotta che l’ha scossa a tal punto da farle tornare la gioia di vivere.
In un boschetto nella campagna mugellana, in una tana ai piedi di una quercia centenaria, aveva la sua casa la tartaruga Guga.
Non molto lontano da lì c’è l’Oasi degli animali, la nuova casa della tartaruga Guga, dove ha scoperto che casa è qualsiasi luogo in cui si può portar con sé i ricordi e in cui si possono trovare amici, calore e affetto.
Residenza Anni Azzurri Beato Angelico
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