Il miracolo di Tommasino è un racconto della tradizione, a metà strada fra leggenda e verità, che ci aiuta a capire da dove nasce la tradizione del pane di Sant’Antonio (molto famoso per i suoi miracoli). In realtà, i monaci già distribuivano il pane ai poveri, magari con della zuppa di legumi all’interno. Il pane è simbolo di convivialità e condividere dà gioia, per una vita ritrovata.
Il racconto

Tommasino aveva solo 20 mesi e viveva con i suoi genitori a Padova, vicino alla Basilica di Sant’Antonio. Un giorno la mamma lo lasciò da solo – per breve tempo – a giocare in cucina dove c’era un gran pentolone pieno d’acqua sul fuoco. Il bambino prese uno sgabello e cominciò a guardare nel pentolone, vide la sua immagine riflessa e cercò di toccarla, perse l’equilibrio e cadde dentro l’acqua bollente.
Quando tornò la mamma, immaginate cosa provò quella povera donna nel vedere suo figlio immerso nel pentolone. Lo tirò fuori, ma il bimbo non dava segni di vita e iniziò a piangere e urlare per la disperazione. Al sentire le urla della donna, ben presto molta gente arrivò nella casa, compresi anche alcuni frati della Basilica che cercarono di consolarla.
Vedendoli, la donna pensò subito a Sant’Antonio – il Santo dei miracoli – e cominciò a pregare e a supplicarlo affinché riportasse in vita suo figlio, promettendo che avrebbe donato ai poveri tanto pane quant’era il peso del bambino (era una donna poverissima e tutto quel pane per lei rappresentava una fortuna). Mentre la donna stava ancora pregando, Tommasino si risvegliò come da un sonno e fu gioia grande.
Il miracolo di Tommasino che ritorna in vita grazie all’intercessione di Sant’Antonio fece nascere la tradizione del Pane dei Poveri (o Pane di Sant’Antonio), cioè quella di donare del pane alle persone disagiate, o per una grazia ricevuta tramite l’intercessione del Santo oppure quando si chiede il suo intervento nella preghiera.