È una calda sera d’estate in una piccola città.
Hai dieci anni. Vivi in una casetta su una straducola, in periferia, dove ci sono pochi lampioni stradali. C’è solo un negozietto aperto, la piccola gelateria della signora Singer.
Durante la serata hai continuato a chiedere, a intermittenza, un gelato, fissando il buio.
Tu e tua madre siete soli in casa, nella calda oscurità estiva. Alla fine la mamma si arrende:
– Corri a comperare una vaschetta di gelato.
Tu chiedi se puoi farci mettere in cima una cucchiaiata di gelato di cioccolata, e la mamma dice di sì.
Stringendo i soldi, corri sul cemento tiepido del marciapiede, sotto i meli e sotto le querce, verso il negozio.
La città è silenziosa e lontana, e tu senti solo lo stridio dei grilli negli spazi fra gli alberi che sembrano trattenere le stelle.
Attraversi la strada e trovi la signora Singer che canticchia nel negozio.
– Una vaschetta di gelato? – chiede. – Con in cima della cioccolata?
– Sì! – tu rispondi.
Consegni i soldi, prendi il pacchetto e ridendo saltelli verso casa.
Dietro di te, le luci del negozietto solitario si spengono.
L’intera città sembra mettersi a dormire…
Quando apri la porta, trovi la mamma che ti attende.
Porta il gelato in cucina, lo divide. A te dà la tua porzione speciale di cioccolata.
Te ne stai lì seduto a goderti il gelato. Sei nel profondo della quieta sera estiva. Tua madre e tu e la notte tutt’attorno.
Ray Bradbury, Trentaquattro racconti, Mondadori