Cornelia arrivò a scuola in anticipo. Aveva dormito poco, ma fortunatamente sarebbe stata una mattina di riposo perché la sua classe aveva in programma una visita al teatro.
La sua amica Luna era eccitatissima, così non fece che chiacchierare tutto il tempo di quanto le piaceva da piccola giocare a fare l’attrice.
Quando entrarono nel teatro, cominciarono anche i gridolini estasiati. Ogni cosa pareva attirare la loro attenzione.
In loro onore furono accese lampade di cristalli, mentre il direttore del teatro in persona, un omone grasso e lucido come un’oliva, faceva da guida narrando la storia del teatro e spiegando ciò che vi avveniva prima, durante e dopo una rappresentazione.
Mentre passavano da uno dei corridoi di servizio, Luna afferrò per una manica Cornelia e la trascinò oltre una porta su cui era scritto “deposito costumi”. Cornelia non riusciva a capire che cosa ci fosse in quel posto che la facesse comportare così stupidamente. – Ci sono solo vecchie cianfrusaglie qui. Raggiungiamo gli altri! – propose guardandosi intorno preoccupata.
– Scherzi? Guarda che meraviglia! Reti d’oro, fili di perle… Oh, come mi piacerebbe indossare un abito come questo! – trillò, accarezzando un vestito di velluto rosso così pesante da schiacciare un elefante.
Passò poi a un baule e Cornelia non poté fare a meno di ridere mentre Luna le sistemava in testa un cappello con un piccolo velo. Mentre lo toglieva, ci fu un luccichio nell’oscurità della stanza, dietro le grucce piene di lunghi abiti polverosi.
Il sorriso le si congelò sulla faccia… Qualcosa si muoveva, nell’oscurità. Gli abiti sugli appendini ondeggiarono, ci fu un rumore assordante
e due mani sgusciarono fuori dalle maniche dell’ingombrante abito rosso…
Miki Monticelli, La Pietra Nera, Piemme
