Questa mattina i miei amici e io avevamo deciso di giocare a pallone ma è stato un disastro, e tutto per colpa dei grandi.
Hanno formato una specie di comitato sportivo, così l’hanno chiamato loro, e in questo comitato c’erano tutti i padri dei bambini che volevano giocare. Però siccome eravamo tredici c’è stata subito la questione di chi doveva stare in panchina.
I grandi stavano lì a discutere e non la finivano più; noi volevamo solo giocare e ci andava bene anche una squadra di sei e una di sette. Dopo aver perso un mucchio di tempo si è fatto come avevamo detto noi, perché era l’unico modo per far giocare tutti.
Sembrava chela partita potesse cominciare e invece è venuta fuori la questione di chi doveva fare l’arbitro. Noi volevamo giocare anche senza l’arbitro, ma i papà non ne hanno voluto sapere e hanno deciso di fare un arbitraggio collettivo.
Dopo neanche dieci minuti litigavano tutti. Papà allora ha detto:
– Vieni via, non si può giocare concerta gente! Anche gli altri sono andati via e sul prato è rimasto solo un giovanotto che si è messo a fare ginnastica.
Guido Quarzo e Anna Vivarelli, La coda degli autosauri, Piemme