La Giornata Campale (giornata all’aperto) è una tradizione per la scuola elementare Satterfield. Per i bambini piccoli è un giorno di giochi, di festa e divertimento. Per i ragazzi più grandi di “quarta” e di “quinta”, quello che importa è vincere nelle gare e la gara più importante è la corsa.
In ogni classe ci sono quattro squadre: Porpora (rosso carico, ma in questo caso è viola), Rosso, Verde, Giallo. Zinkoff fa parte della squadra Porpora. In tutto nella squadra ci sono sette ragazzi e di questi Gary Hobin è il migliore.
Il signor Yalowitz, l’allenatore, dice che tutti devono partecipare a una parte delle diverse prove di corsa. Quando corre Zinkoff gli altri corridori sono in testa. Quando corrono gli altri ragazzi Porpora, la sua squadra invece è in testa.
All’ultima prova i Porpora sono i primi della classifica e i sei ragazzi della squadra non vogliono far gareggiare Zinkoff, ma tocca anche a lui.
«Vai!» gli grida Hobin e Zinkoff va.
Corre, si agita, muove le braccia, ma sembra fermo.
«Corri! – gli grida Hobin. – Corri, stupida tartaruga!»
Zinkoff corre, ma tutti lo superano e arriva ultimo. I Porpora hanno perso.
Hobin va vicino a lui e gli dice con rabbia: «Sei una schiappa (incapace)!». Arrivano gli altri e gli ripetono: «Schiappa, schiappa, schiappa!».
A casa i genitori di Zinkoff gli chiedono: «Com’è andata? Hai vinto qualcosa?».
«No, non ho vinto niente!» urla lui e piange e corre in camera.
Più tardi suo padre lo chiama: «Vieni a fare un giro in macchina?». Zinkoff si precipita. Salgono sulla loro vecchia macchina che il papà chiama Catorcio (oggetto vecchio e malridotto) Sei. La macchina fa fatica ad andare e suo padre la incoraggia: «Vai, gioiellino (gioiello; oggetto prezioso, di valore) mio, sono qui con te, non c’è problema!». Vanno in giro (senza sapere dove andare).
Più tardi, nel suo letto Zinkoff ripensa al giro in macchina e ha capito che, anche se non è bravo nella corsa, per il suo papà lui sarà sempre un gioiellino e mai un catorcio!

Donald Zinkoff corre, gioca, va in bicicletta. Adora andare a scuola, sogna di diventare grande e di fare il postino come suo papà. Però alza la mano di continuo anche se non sa la risposta, inciampa nei propri piedi, prende tutto alla lettera, è convinto che il prossimo sia sempre e comunque pieno di buone intenzioni. Insomma è candido, disarmato, pasticcione, incapace di fare del male in un mondo che premia sempre la voglia di competere.
Jerry Spinelli è nato a Norristown, in Pennsylvania, e vive a Phoenixville con i sei figli e la moglie Eileen, anch’essa scrittrice. Ha scritto una ventina di romanzi per bambini e ragazzi e viene considerato uno degli interpreti più acuti ed efficaci dell’universo giovanile. Ha ricevuto la Newbery Medal, il Newbery Honour e numerosi altri premi.
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