La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplendeva di una luce bianca e uguale come il plenilunio, poiché il Divino era nato; dalla campagna lontana i raggi si diffondevano…
Il Bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto, come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscaldavano col loro fiato, che fumava nell’aria gelida. La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuotevano dalla contemplazione, e si chinavano per baciare il figliolo.
Vennero i pastori, dal piano e dal monte, portando i doni e vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovane e il Re Moro. Come giunse la lieta novella della natività di Gesù si adunarono.
E uno disse: – È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo ?
Andiamo – risposero gli altri due. – Ma con quali doni? – Con oro, incenso e mirra.
Nel viaggio i Re Magi discutevano animatamente, perché non potevano ancora stabilire chi, per primo, dovesse offrire il dono. Primo voleva essere chi portava l’oro.
E diceva: – L’oro è più prezioso dell’incenso e della mirra; dunque io debbo essere il primo donatore.
Gli altri due alla fine cedettero. Quando entrarono nella capanna, il primo a farsi innanzi fu dunque il Re con l’oro. Si inginocchiò ai piedi del bambino; e accanto a lui si inginocchiarono i due con l’incensi e la mirra.
Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbassarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e la mirra, dicendo: L’oro non è per me!
Gabriele D’Annunzio
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