Un ombrello innamorato

Le foglie del platano erano rosse, forse per la timidezza o forse perché l’autunno aveva steso sopra di esse il colore caldo di fine estate.

Si erano staccate dal grande albero a ridosso della strada ? e come ballerine danzavano con il vento un dolce valzer lento. ? Un due tre, un due tre, un due tre… Il tempo era preciso. Le battute rispettate. Quel ritmo faceva venir voglia di ballare la natura e così, gira che ti rigira venne anche a piovere.

? Tic tac, tic tac, tic tac… Le gocce fredde e pesantine cadevano sull’ombrello di Chicco che, accompagnato da nonno Pietro, andava a scuola, alla scuola dell’infanzia. Che emozione! Per Chicco? Ma no, per il suo ombrello blu che non vedeva l’ora di essere aperto e di colpo: ? frrrrrrr!

Nonno Pietro lo aprì per riparare il suo nipotino. Le gocce caddero sopra la stoffa impermeabile che: ? plop, plop, plop… le faceva rimbalzare per terra ad una ad una; l’ombrello le avrebbe volute raccogliere tutte e tenerle con sé, era già innamorato della pioggia d’autunno! Pietro era invece felicissimo di entrare in quel mondo di colore che è la scuola dell’infanzia. Quella scuola speciale che si trovava proprio in mezzo al bosco.

Dove ogni giorno si ascoltavano affascinanti suoni e rumori di animali che solo nel bosco si possono udire: il gufo, il lupo, la volpe, il cinghiale…

di Paola Fontana

L’insegnante legge mentre i bambini, dove indicato dalla chiave di violino ?, producono suoni avvalendosi del
proprio strumento vocale. Usano la voce per fare il vento, il ritmo della pioggia e altro a piacere.

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