Mirandola, mucca magica

C’era una volta, in un piccolo paesino situato alle pendici di una grande montagna, una famiglia di agricoltori che viveva nella loro casetta di legno circondata da un grande prato e da tanti fiori. La famiglia era composta dal padre, il signor Firulo, dalla madre, la signora Aillilì, e da tre bambini, due gemellini di nome Claus e Raul e la loro sorellina più piccola di nome Stella. Poiché ancora non avevano l’età per andare a scuola, restavano in casa con la loro mamma mentre il padre andava a lavorare nei campi.

I bambini, però, non rischiavano certo di annoiarsi, perché non appena svegli uscivano fuori nel prato e raggiungevano il recinto dove c’erano i loro amici animali: un cagnone peloso di nome Otello, tanti gattini, dieci galline che ogni giorno facevano le uova e tante mucche e caprette che con le loro campanelle suonavano dolci melodie dalla mattina alla sera. In particolare, tra tutte le mucche ce n’era una che i bambini preferivano: era pezzata bianca e nera ma, al posto delle solite macchie, aveva dei fiori disegnati. Quando era nata, nel vederla così strana, il signor Firulo aveva esclamato: “Accipicchia! Non mi era mai capitata una cosa del genere! Non sapevo neanche che esistesse una razza come questa!

Chissà se da grande questi fiori diventeranno normali macchie o se resterà così per sempre! Spero almeno che il tuo latte sia buono, altrimenti cosa me ne farò di te? Non posso tenerti se non produci latte, mi costi troppi soldi e non me lo posso permettere!” Anche la sua mamma, la vacca Lucilla, quando l’aveva vista, aveva pensato: “Piccola mia, non so se credere che tu sia magica o se sei uno scherzo della natura! Spero solo che non ti portino via da me perché per una mamma i figli sono la cosa più importante!” Fin da quando aveva imparato a camminare, però, questa strana mucca si 159 era distinta per la sua simpatia e per la sua allegria; quando vedeva arrivare i bambini, infatti, si metteva a saltellare da una parte all’altra, faceva le capriole nell’erba rotolandosi proprio come vedeva fare loro e, dalla contentezza, i fiorellini che aveva disegnati nel manto diventavano di tutti i colori.

Proprio mentre faceva le pirolette, Stella aveva esclamato: “Sembra una girandola! La chiameremo Mirandola!” Anche i fratellini erano d’accordo, era sicuramente il nome più adatto! Il signor Firulo, invece, era sempre più preoccupato per il comportamento della mucchina, e aveva già detto alla moglie che avrebbe chiamato il veterinario per farla visitare, dopodiché avrebbe deciso cosa fare. La signora Aillilì, però, che le si stava affezionando, disse al marito: “Aspettiamo ancora qualche tempo per vedere cosa succede! In ogni caso è ancora troppo piccola per allontanarla dalla sua mamma, ne soffrirebbe troppo! E poi non vedi come gioca con i nostri bambini e come le vogliono bene!” Il signor Firulo non poté far altro che arrendersi.

Ogni giorno, intanto, i bambini trascorrevano le giornate a scorrazzare nel verde assieme ad Otello e Mirandola che erano diventati i loro migliori amici; quando ad esempio c’era da raccogliere un po’ di legna per fare la provvista per l’inverno, loro trasportavano i tronchetti tenendoli in braccio, Otello e Mirandola, invece, li prendevano con la bocca e li portavano fino alla legnaia! Altre volte, poi, se c’era da prendere l’acqua nel torrente, Mirandola si caricava i secchi sulle spalle e rientrando, mentre i bambini cantavano, lei, felice, illuminava i suoi fiorellini che rifl ettevano ovunque dei magici colori.

Tutte le sere, poi, prima di andare a dormire, i bimbi, già con il loro pigiamino, correvano ancora una volta nella stalla, abbracciavano forte la loro mucca e lei, per ripagarli di tanto affetto, faceva loro un dono speciale, che era anche il loro segreto, non solo illuminando i fiorellini, ma facendo uscire dalla sua campanella anche delle dolcissime ninnananne che assicuravano ai tre bambini sogni sereni e spensierati. L’estate però ormai stava finendo, i primi venti e i primi freddi facevano il loro ingresso con la nuova stagione e, soprattutto ai piedi della montagna, spesso forti ed improvvisi acquazzoni costringevano tutti a rinchiudersi in casa. Una notte, proprio mentre la pioggia innaffiava violentemente il paese, il 160 signor Firulo disse alla moglie: “Cara, domani mattina verrà il veterinario a visitare Mirandola; son tanti giorni che provo a mungerla senza ottenere niente, e se, come già sospetto, mi dirà che non è una mucca da latte, sarò costretto a venderla e prenderne un’altra in cambio”. La signora Aillilì si rattristò molto nel sentire quelle parole; sapeva bene che a loro occorreva tanto latte per fare burro e formaggio da vendere, ma sapeva altrettanto bene che i suoi bambini avrebbero sofferto moltissimo per il distacco dalla loro amica. Che fare? Come si poteva trovare una soluzione?

E come avrebbe trovato il coraggio di dare loro una così brutta notizia? La notte passò lenta nel silenzio della luna e delle stelle e quando arrivò il mattino, annunciato dal cinguettio degli uccelli e dal tenue calore del primo sole, tutta la famiglia si alzò per affrontare una nuova giornata. I bambini, ovviamente ignari di tutto, si vestirono in fretta, bevvero il loro latte e già erano fuori a mostrare il loro sorriso e la loro allegria mentre raggiungevano la stalla. Tutt’ ad un tratto, però, dovettero fermarsi prima di arrivare alla porta del recinto. “Che ci fa il veterinario con Mirandola?” domandò preoccupato Claus. “Forse stanotte è stata male e adesso la sta curando” rispose un altro. Lentamente, quasi per paura di sapere, i bambini si avvicinarono e senza farsi vedere dal padre, sentirono quello che non avrebbero mai voluto sentire: “Signor Firulo, questa mucca non è malata, anzi, mi sembra davvero molto sana, ma non produrrà mai latte, né ora che è piccola né quando sarà grande; e poi, mi creda, non ho mai visto una mucca così, non so proprio che specie sia!”

Il signor Firulo rispose: “Come prevedevo! Stamattina stesso la porto in città e la baratto con un’altra, sempre che qualcuno sia disposto a prendersela con questi fiori!” I tre fratellini rimasero impietriti nell’udire quelle parole; i loro cuori iniziarono a battere all’impazzata per la paura e per il dolore, talmente grande e talmente forte che non riuscirono neanche ad alzarsi in piedi e correre a difendere la loro amica. Mirandola, da parte sua, si sentì quasi morire! Chi mai l’avrebbe comprata?

Dove sarebbe finita? E perché poi i tre bambini non venivano a proteggerla e ad urlare che era la loro amica? O forse anche a loro non importa più niente di lei? Con le lacrime che scorrevano nel viso, fu costretta a salire nel camion; un ultimo sguardo alla sua mamma, che si accasciava a terra per la tristezza, un ultimo sguardo a quei prati, che l’avevano vista crescere e giocare, ed un ultimo sguardo, forse il più penoso, a quella casa dove c’erano i suoi amici che non la volevano più. I suoi fiorellini, ora, non avevano più alcun colore, erano di un nero cupo e profondo che a vederli faceva quasi paura e i suoi grandi occhioni, che avevano sempre riflettuto il colore del cielo, erano rossi e gonfiper le amare lacrime. “Addio!” Pensò, ma la strada percorsa era già tanta e lei non riusciva più a scorgere quella casa. Quando i tre fratellini riuscirono a riprendersi e a rendersi conto di quello che era successo, il furgone era ormai molto lontano. “Che facciamo adesso? Come faremo a ritrovarla? Dove la porterà?” queste erano le domande che i bambini si rivolgevano, sperando di trovare rimedio. “Ma si!” Esclamò Stella, “chiediamo ad Otello di fiutare la strada e di portarci da lei”. “Brava! Buona idea!” Rispose Raul e subito con un fischio chiamò il cagnone che immediatamente si mise a correre per il sentiero con i tre bambini che disperatamente lo seguivano. Nel mentre la signora Aillilì, che solo in quel momento capì che i suoi figli avevano assistito al fatto, provò a chiamarli perché tornassero indietro, perché non si allontanassero, perché si sarebbero potuti perdere … ma fu tutto inutile.

I bambini e il loro amico non si sarebbero più fermati fino a quando non avessero ritrovato il furgone e riportato indietro Mirandola. Il signor Firulo, intanto, aveva raggiunto il mercato dove, tra le risate della gente che lo scherniva per la sua mucca, cercava di venderla o di scambiarla, anche con una più vecchia ma che facesse il latte. Nessuno, però, voleva quella bestia; figurasi poi, con quei fiori e per giunta di quel colore, e con quello sguardo così triste e malinconico! Non ci pensa- 162 vano nemmeno a prenderla! Dopo aver tentato per qualche ora, signor Firulo decise che era meglio tornare a casa, rimettere la mucca nel suo recinto e a questo punto tenersela, tanto non c’era altro da fare.

Nel frattempo, però, i tre fratellini, seguendo Otello che probabilmente aveva sbagliato strada, finirono vicino ad un dirupo dietro una grande collina. Inutile provare ad orientarsi, non erano mai stati in quel posto e per di più la stanchezza e il dispiacere non li faceva ragionare bene. E poi, che freddo che avevano, e quei nuvoloni nel cielo non promettevano niente di buono! Dove si sarebbero riparati se fosse scoppiato un temporale? Esausti e spaventati si accovacciarono vicino ad Otello che cercava, per quanto poteva, di riscaldarli e proteggerli. Solo quando il signor Firulo rientrò a casa e la moglie gli raccontò quello che era successo, si rese conto del terribile sbaglio che aveva commesso e di quanto in realtà i suoi figli e Mirandola si volessero bene. Dove potevano essere andati? Come avrebbe fatto a trovarli?

Per la disperazione iniziò a chiamarli urlando i loro nomi, sperando che la sua voce raggiungesse tutti i punti della montagna. Fu a quel punto che Mirandola capì che i suoi amici erano in pericolo e, noncurante dei fulmini e dei tuoni che rimbombavano nel cielo, saltò il recinto e si mise a correre all’impazzata. Vagò per ore ed ore tra i sentieri bui e freddi, finché non si ricordò dei suoi magici poteri: raccolse tutte le forze e fece illuminare i suoi fiori dei colori più belli e più intensi, mentre dalla campanella fece uscire le ninnananne che ogni sera aveva suonato loro. Fu così che i bambini la riconobbero e le corsero incontro, si abbracciarono promettendosi che non si sarebbero mai più separati e poterono tornare a casa. Quando il signor Firulo e sua moglie la videro rientrare che trasportava i loro figli, piangendo di gioia le chiesero scusa, le assicurano che l’avrebbero tenuta per sempre con loro e le chiesero di far brillare per sempre nella loro casa i magici colori.

Racconto di Stefania Cucca

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