L’orto del nonno era molto grande, perché di mestiere lui faceva l’ortolano come suo padre Vincenzo e suo nonno Giovanni. Iniziava dietro la casa, dopo il recinto del pollaio, e da una parte arrivava al fiume, dall’altra alla strada che portava in paese.
L’orto era bello e così ordinato che pareva un giardino. Dalla parte del fiume il nonno aveva una
fila di meli e in fondo una piccola vigna; tutto il resto era diviso in tante strisce regolari, tra le quali passavano dei canaletti d’acqua che servivano per irrigare.
Ogni striscia di terra era coltivata in modo diverso a seconda delle stagioni: c’erano le carote, le insalate, i cavoli, le patate, le cipolle, insomma, tutti i tipi di ortaggi. Il nonno in una parte seminava e innaffiava e nell’altra raccoglieva; e così tutto l’anno.
A camminarci in mezzo, l’orto non era mai vuoto, ma soprattutto era bellissimo in primavera, quando i meli erano in fiore, gli ortaggi appena spuntati e Felice, il ciliegio, tutto ricoperto di bianco. Il ciliegio era nell’angolo dell’orto tra la strada e il cortile, così che, grande com’era, si vedeva da ogni parte.
A. Nanetti, Mio nonno era un ciliegio, Einaudi ragazzi