Nella stazione di Sichelosai c’era un orologio rotondo nella facciata, fin da quando era stata costruita. Era
tutt’altro che moderno: aveva le lancette ricamate e i numeri ben dipinti a mano. Dopo lunghi anni di buon lavoro, cominciava a sentire l’età; le riparazioni erano ormai frequenti.
– Bisognerà sostituirlo – disse un giorno l’esperto di orologi ferroviari.
L’orologio sentì; provò un tale dolore, che si ubriacò per dimenticare l’ingratitudine degli uomini. Le lancette brille si misero a girare come avessero il singhiozzo e ingannarono molti. Il ragionier Fuzzi perse il treno e non arrivò in banca. Meglio per lui, perché quel giorno in banca ci fu una rapina. Il signor Ciuffi, arrivato troppo presto, in attesa del suo treno comprò un biglietto della lotteria e vinse il primo premio, diventando ricco.
Cose simili successero ad altri abitanti di Sichelosai: l’ubriacatura dell’orologio portava fortuna. Così quando vennero gli operai per sostituire il vecchio orologio con uno elettrico, la cittadinanza si ribellò ed impedì la sostituzione. L’orologio nuovo fu allora installato all’interno della stazione e quello vecchio rimase al suo posto. Con la prima pioggia il vecchio orologio si rinfrescò le idee e gli passò la sbornia.
Da allora non bevve più e cercò di tenere il passo. Ogni tanto si fermava per prendere fiato, ma nessuno osava più brontolare. Anzi, la gente diceva:
– Chi l’ha detto che bisogna sempre correre a questo mondo?