La festa delle maschere

C’era una volta, tanto tempo fa, una bambina di nome Francesca e il suo fratellino più piccolo di nome Alessandro: lei era una bimbetta molto timida e riservata, dai grandi occhioni verde scuro che comunicavano tanta tenerezza e dolcezza; lui invece era una piccola peste, ma in senso buono, con due occhioni neri e profondi che sapevano davvero di furbizia ed astuzia. Frequentavano entrambi la scuola materna, anche se Francesca era una classe più avanti, ed erano molto diligenti e volenterosi; le maestre li avevano sempre promossi con ottimi voti, proprio perché i loro lavori si distinguevano rispetto a quelli degli altri bambini. Vivevano in una curiosa casetta di pietra a forma di fungo, lungo una strada che portava ad un grande monte dove c’era una maestosa statua che si affacciava su tutta la città.

I due bambini avevano ognuno una passione diversa: Francesca amava raccogliere fiori di tutti i tipi e osservare in silenzio gli animali che spesso facevano capolino nel monte; Alessandro, invece, amava i cavalli e passava ore a guardarli e giocarci, sperando di poterli un giorno cavalcare, quando sarebbe diventato più grande. Ogni domenica i loro genitori li portavano a fare un’escursione nei sentieri del bosco; ai fratellini questo piaceva moltissimo perché potevano correre e saltare, arrampicarsi sugli alberi e imparare tutto sui funghi, sulle piante e sulle specie rare di animali che abitavano nella montagna. Non ultimo, poi, c’era un’altra cosa che completava la loro contentezza: il picnic che organizzavano all’ora di pranzo e che divoravano come due lupetti! Eh si! Dimenticavo di dirvi che mentre Francesca era una bimbetta esile e gracilina, Alessandro, invece, era davvero un ometto forzuto e paffuto che mangiava proprio tutto senza mai fare storie. Anzi, sapete quale era il suo piatto preferito? La pastasciutta al sugo che gli preparava suo nonno Graziano.

Quando poi la giornata finiva, esausti dalla lunga passeggiata, tornavano nella loro casetta ed accendevano il fuoco nel camino per riscaldarsi e raccontarsi le emozioni. Una domenica, però, non poterono andare a fare la gita perché fuori nevicava molto forte e minacciava l’arrivo di una bufera; cosa potevano dunque escogitare per passare la giornata senza annoiarsi? La loro mamma ebbe un’idea davvero grandiosa: poiché stava per arrivare la festa di carnevale, avrebbero inventato delle maschere colorate e spiritose. La proposta li aveva proprio eccitati! Iniziarono così a portare fogli e pennarelli, tempere e pennelli, forbici e righelli e organizzarono il tavolo da lavoro. Per prima cosa dovevano scegliere il personaggio: Francesca pensò ad una bellissima principessa vestita di giallo, con una corona in testa, le scarpine ornate di brillantini ed un lungo velo bianco che scendeva fino a terra e che la faceva sembrare una fata. Alessandro, allora, prese subito la palla al balzo e decise che sarebbe stato il suo principe! Naturalmente … a cavallo! Avrebbe disegnato prima il cappello con una lunga piuma rossa, poi il vestito verde e blu, con una grande fodera dove avrebbe sistemato la spada! Ancora, avrebbe avuto gli stivali neri con la punta e lo sperone proprio come i cavalieri delle favole, e per finire un bellissimo cavallo nero dalla lunga criniera e dalla folta coda. Quando ebbero finito, i disegni erano spettacolari! La loro mamma, allora, glieli ritagliò con le forbici fino ad ottenere le perfette e coloratissime maschere. I due fratellini erano entusiasti, orgogliosi di quello che erano riusciti a creare, al punto da non essersi accorti che fuori era già buio e che la luna iniziava a preparare il suo lettino pronta ad ascoltare i grilli che le avrebbero cantato una serenata. “Mamma, io non voglio andare a dormire proprio adesso!” Aveva detto Alessandro. 

“Neanche io!” Aveva aggiunto Francesca, “Vorrei giocarci tutta la notte”. La mamma allora rispose. “Se adesso andrete a dormire senza fare storie, domani porteremo le maschere a scuola e potrete giocarci assieme ai vostri compagni, anzi, potrete disegnarne anche delle altre”. I bambini, sebbene poco convinti, senza fare troppi capricci andarono a dormire, sistemando le maschere vicino al caminetto, cosicché si sarebbero potute scaldare dal freddo della sera. Ad un certo punto, però, durante la notte, sentirono una vocina che li chiamava. “Svegliatevi, bambini! Alzatevi e venite con me!” Assonnati e confusi, Francesca ed Alessandro raggiunsero il caminetto per vedere di chi fosse quella dolce voce. In un attimo, tutta la stanza fu illuminata da una grande luce azzurra e, come per magia, apparve loro un bellissimo angelo vestito di bianco con attorno tanti coriandoli, mille stesse filanti, trombette e cappellini variopinti. Era proprio lei, la loro nonna che era volata in cielo l’anno prima e a cui avevano voluto davvero un gran bene; fino ad allora era sempre stata lei ad organizzare loro le maschere, i vestiti, le feste e a circondarli di gioia e allegria. Disse loro: “Adesso sono un angelo che vive in una nuvoletta nel cielo, vi guardo ogni giorno ed ogni istante vi mando un bacio e una carezza. Come potevo, però, perdermi la vostra festa di carnevale? Le abbiamo sempre trascorse assieme e lo faremo anche quest’anno! Siete pronti a vivere una favola?”

Nel frattempo che i bambini osservavano stupiti, la nonna prese due pugni di coriandoli e li rovesciò sopra le maschere che loro avevano disegnato; all’improvviso, avvolti da mille colori, i vestiti divennero veri e come per incanto, Francesca divenne una bellissima principessa e Alessandro un elegante cavaliere. Tutto attorno la stanza si trasformò in un lussuoso castello e mentre gli angeli dolcemente suonavano, da una grande scala che pareva un arcobaleno, scese un fiero cavallo, nero proprio come nel disegno, ed Alessandro poté finalmente coronare il suo sogno e cavalcarlo. Francesca, nel mentre, danzava leggiadra un valzer, accompagnata dalle note che fuoriuscivano dai fiori e dagli alberi e che si trasformavano poi in bolle di sapone e stelle filanti. C’era anche una grande tavola imbandita di dolci e leccornie prelibate, torte, pasticcini, cioccolati, zucchero filato, caramelle e patatine. Tutti i bicchieri si misero in fila e cominciarono a cantare, tintinnando dolcemente e mettendosi a ballare; anche i lampadari, con le loro luci scintillanti, si misero a fare piroette e giravolte, mentre tutti gli animali del bosco stavano a guardare. Francesca e Alessandro erano estasiati, protagonisti assoluti di quella festa meravigliosa e inaspettata che la nonna aveva organizzato per loro e che adesso dirigeva dall’alto della sua nuvoletta. I festeggiamenti proseguirono tutta la notte, finché non iniziò a sorgere l’alba e anche la montagna lentamente riprendeva a svegliarsi.

“Venite bambini”, disse la nonna, “un nuovo giorno sta iniziando e io devo andar via. Porterò come me il ricordo di questa notte e di questa festa, delle vostre risate e delle vostre voci, dei vostri canti e dei vostri balli. Li imprigionerò nel mio cuore per ascoltarli tutte le volte che vorrò sentirvi vicino. Torno su nel cielo assieme agli altri angeli e racconterò loro quanto sono orgogliosa di voi e di quanto sono fiera per come siete bravi e buoni. Io vi proteggerò da ogni pericolo, vi aiuterò nelle difficoltà e vi indicherò la strada per crescere nel modo migliore. Voi invece, ogni volta che vorrete potrete chiamarmi, pregarmi e sognarmi. Basterà che alziate gli occhi al cielo e vedrete che ci sarà sempre una piccola stella che brillerà, non solo di notte, ma anche affianco al sole, e solo per voi. Adesso tornate a letto, tra poco la mamma verrà a svegliarvi, ma non abbiate paura, non sarete stanchi, vi desterete anzi da un sonno profondo e sereno. Buona notte, bambini miei, vi amerò sempre.” Li strinse a sé e li baciò, poggiandoli nei lettini mentre una lacrima sfiorava i loro capelli. “Non ricorderete niente di questa notte”, disse, “Ma organizzerò per voi ancora tante feste”. Poco dopo arrivò la mamma, li sveglio coccolandoli e li preparò per andare a scuola. Come promesso, avrebbero potuto portare anche le maschere per farle vedere ai compagni. Erano ancora li, vicino al camino, dove le avevano lasciate. Quando si avvicinarono per prenderle, però, si accorsero di uno strano coriandolo che c’era per terra … “Chissà come ci sarà finito li!” Pensarono entrambi mentre uscivano di casa.

Racconto a cura di Stefania Cucca

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