Sgorgò dalla terra un mattino in cui il cielo azzurro si rispecchiava nella sorgente dove era nata. Per questo fu chiamata Azzurra.
Azzurra era una goccia d’acqua e con le sue innumerevoli sorelle formò subito un ruscelletto allegro che gorgogliando e saltellando scorreva tra le pietre e l’erba sui pendii di una montagna.
Azzurra faceva capriole e spensierata giocava con i raggi di sole. Poi iI ruscello confluì in un torrente che si precipitava baldanzoso verso il fondovalle, che divenne un piccolo fiume che si muoveva fluido e deciso fra campi e boschetti.
«Correre, correre, senza un momento di pausa… Chi ce lo fa fare?», sbottò un giorno Dora, la più cara amica di Azzurra. «Dopotutto, che ce ne importa del mare?».
«È vero», pensò anche Azzurra.
«Fermiamoci qui. Possiamo sfuggire al fiume», propose un’altra. «Ci sono canaletti che si inoltrano nella boscaglia. Ne infiliamo uno e restiamo lì a divertirci finché ci pare».
Trovarono rivoli che filtravano in mezzo all’erba, rallentarono il cammino e si fermarono formando pozze di acqua stagnante. Un gruppetto di gocce, tra cui Azzurra, provarono a raggiungere di nuovo il grande letto del fiume, ma finirono in una secca.
Azzurra ora aveva davanti a sé solo rocce disseminate di anfratti e caverne nascoste, dune di sabbia che si perdevano nell’orizzonte.
Fu attanagliata dalla paura.
«È la mia fine. La sabbia mi assorbirà e io sparirò. Non arriverò mai al mare. Ho fallito tutto», si disperò. Ma il vento aveva ascoltato i suoi lamenti e decise di salvarle la vita.
«Lasciati scaldare dal sole, salirai in cielo. Al resto penserò io», le suggerì.
Azzurra ebbe ancor più paura. «Io sono fatta per scorrere fra due rive di terra, liquida, pacifica e limpida. Non sono fatta per volare per aria».
Il vento rispose: «Non aver paura. Quando salirai nel cielo diventerai una nuvola. Io ti trasporterò di là dal deserto e tu potrai cadere di nuovo sulla terra, e ritornerai fiume e arriverai al mare».
Molte compagne di Azzurra avevano troppa paura e furono divorate dal deserto.
«Verrò con te», sussurrò Azzurra al vento. I raggi del sole la presero con grande dolcezza e la sollevarono nel cielo. Azzurra si sentiva leggera, purificata. Era tornata limpida.
Con tante altre compagne divenne una nuvola bianca che il vento spingeva con garbo.
Volare era un’ebbrezza stupenda: vedeva dall’alto tutto il percorso della sua vita. La montagna su cui era nata, i torrenti, il fiume, la palude in cui si era persa. E tutto le fu chiaro. Una gioia sconfinata la inondò: c’era un piano in tutto. E laggiù, oltre l’orizzonte, qualcuno la stava aspettando: il mare.
Il vento mantenne la promessa e un mattino Azzurra scese come pioggia leggera nei pressi del grande fiume, che l’accolse nel suo cuore liquido, mentre si muoveva maestoso e placido verso il mare. Azzurra scorreva leggera, pervasa da una gioiosa speranza. Quando il caldo abbraccio del mare l’accolse, capì che era quello che da sempre aveva cercato.