Un papà pasticcione

C’era una volta un bambino che si chiamava Efraim e aveva una mamma che faceva la giornalista alla televisione.
Efraim pensava che sua madre fosse davvero un tipo speciale. Aveva anche un papà, naturalmente. Lui, invece,
inventava soltanto delle storie e faceva sempre fare di quelle figure a Efraim…

In piscina non andava mai dove l’acqua è profonda, stava seduto all’ombra con il berretto in testa, durante l’ultima gita annuale della scuola si era perso per strada e non aveva nemmeno chiesto scusa. Un giorno si era persino addormentato davanti a tutti durante una riunione di genitori.

Quella volta la maestra annunciò in classe che ci sarebbe stata una festa estesa a tutti i genitori con concorsi di ogni genere. Ognuno avrebbe dovuto portare una torta ma la mamma di Efraim dichiarò che aveva da fare: nientemeno che un’intervista con il ministro del turismo.

– Prendi un po’ di soldi, tesoro, e va a comprare una torta al negozio.

Efraim aveva una gran voglia di piangere, quand’ecco che suo papà disse:

– Questa sera non vado a dormire, invece ti faccio una torta che vincerà di sicuro il primo premio.

Così papà rimase in cucina tutta la notte.
Alle sette, poi, svegliò Efraim e gli mostrò una torta niente affatto bella, grande come una gomma d’automobile:

– È disgustosa, questa torta! – gridò Efraim.

Ma papà aveva già in testa un cappello da cuoco, si guardava allo specchio e rideva: – Su, andiamo a scuola.

E proprio come Efraim temeva tutti i papà erano seduti fra il pubblico mentre il suo, col suo stupido cappello da cuoco in testa, era l’unico sul palco insieme a tutte le mamme. Tutti guardavano il papà di Efraim, con il suo cappello e la torta che occupava mezza tavola. La maestra prese un coltello, tagliò e cominciò
ad assaggiare:

– Mmm… Mmm… – esclamava schioccando la lingua, finché arrivò alla torta del papà di Efraim e la guardò stupefatta. Che figura! A momenti si rompeva il coltello.

– Un attimo solo! – dichiarò papà – La torta la taglio io.

Fece appena per toccarla che ne uscì una farcia di cioccolato e dal centro della gomma-torta schizzarono fuori venti lamponi.

Poi papà premette sui bordi e ne saltò fuori un dolce ripieno. Infine incise la torta per il largo: una crema rosa si sparse su tutto e, da dentro, ecco sbocciare una rosa di zucchero.

– Oh! – esclamarono tutti estasiati – Che meraviglia, che meraviglia!

La maestra allora domandò: – Chi le ha insegnato a cucinare? Papà raccontò:

– Vede, mio padre era un esperto di torte. Oltre a cucinare non faceva niente altro. Cioè, oltre a cucinare, mi faceva fare brutte figure e non sapevo dove andarmi a nascondere… Shelomoh aveva un papà poliziotto. Quello di Haiim faceva il medico. Il papà di Kalman era un fabbro. Il mio invece era pasticciere, e io tenevo nascosto questo cappello perché pensavo che fosse troppo brutto.

Efraim… Efraim un po’ era contento e un po’ si vergognava. Un po’ era pentito, un po’ emozionato.

– Allora Efraim, – disse papà – portami a casa, ma dammi la mano: ho un po’ paura al buio da solo.

La maestra rise, risero anche i bambini, tutte le mamme e i papà. Efraim invece abbracciò il suo papà.

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