Imprese nel Mar dei Caraibi

Nel marzo del 1573, Sir Francis Drake, El Draque, come lo chiamava la gente dei Caraibi, navigando lungo la costa panamense, vide col suo cannocchiale che, dalle montagne sopra Darien, scendeva una lunga carovana di asini. Sembrava, in lontananza, una semplice carovana di contadini carichi di legna, o di frutta, ma El Draque, guardando la disposizione degli uomini che accompagnavano le bestie, notò che marciavano a coppie, una coppia ogni asino, secondo l’uso delle carovane militari.

Allora diede ordine al suo equipaggio, composto oltre che da inglesi, da francesi e anche da parecchi cimarroni, schiavi africani scappati dalle navi spagnole, di puntare su Nombre de Dios, dieci miglia più avanti, lungo la costa. Era lì che, secondo lui, era diretta la carovana.

Quando fu in vista del porto non si avvicinò, perché vide che al molo erano attraccate due grandi navi spagnole armate di molti cannoni.
Ma vedendo quelle navi i suoi sospetti si rinforzarono.
Era convinto che la carovana in arrivo fosse uno dei cosiddetti «treni dell’argento», che trasportavano minerale  prezioso alle navi spagnole per portarlo nelle casse del re di Spagna.

Drake era troppo esperto per non sapere che sarebbe stato impossibile per lui affrontare le navi spagnole: erano troppo bene armate, e oltretutto la sua nave, la Golden Hind, aveva problemi al timone, e non avrebbe potuto manovrarla con sicurezza.
Fece allora gettare l’ancora in una piccola baia riparata e sbarcò con trenta uomini, lasciandone solo cinque a bordo della nave.

Si arrampicarono per la montagna, finché arrivarono ad incrociare la pista due miglia avanti al punto in cui era la carovana.
Drake salì a spiare su un’altura, e vide che gli asini, n centinaio, erano guidati da venti asinai, e scortati da una cinquantina di soldati spagnoli.

Allora, dimostrandosi non solo un grande comandante di mare, ma anche di terra, fece il suo piano.
Ad un certo punto, per superare un piccolo passo tra le rocce, la pista entrava in un valloncello pietroso che finiva a imbuto, arrampicandosi in una decina di strette curve a zig zag.

Drake appostò dieci uomini al passo, dieci sopra le rocce di destra e dieci su quella di sinistra, con i moschetti e le
pistole cariche.

Quando la carovana arrivò, asini e soldati cominciarono a salire per le curve, rallentando e addensandosi. Fu a quel punto che Drake si affacciò al passo, e dopo aver sparato un colpo al cielo, intimò agli spagnoli la resa. I suoi uomini, restando nascosti, fecero però vedere contro il cielo le armi.

Il comandante degli spagnoli sapeva che non aveva possibilità di farcela  perché i suoi uomini, che non si aspettavano certo un attacco in quel punto della montagna, avevano le armi scariche. Inoltre erano sparsi e impacciati dagli asini carichi e nervosi, in salita e allo
scoperto. Se avesse dato l’ordine di reagire, la sola prima scarica degli assalitori avrebbe abbattuto una ventina di uomini e per gli altri non ci sarebbe stata via di fuga.
Così si arrese.
Francis Drake s’impadronì del carico d’oro e d’argento, con il quale, oltre a farsi ricco per la vita, contribuì alle casse di Sua Maestà la regina Elisabetta.

Tratto da:

Si può scrivere di pirati badando solo all’avventura, all’ardimento, alla foga, come se la loro vita fosse sempre voli d’arrembaggio, e brindisi smargiassi con il boccale di rum.
O se ne può scrivere ricordando che furono dei banditi, e appartenevano alla schiera luttuosa dell’umanità che sta dalla parte della violenza e della sopraffazione.
Queste storie, che sono racconti di racconti, per mettere una distanza di giudizio tra chi ascolta e ciò che è narrato, non dimenticano l’una e l’altra cosa, badando anche a celebrare la magia che sta dietro ogni storia pirata: la vastità, la mobilità, l’emozione infinita del mare.
Età di lettura: da 9 anni.

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