Site icon Sogni d'Oro

Il cacciatore sfortunato

Giuseppe prese il fucile e andò a caccia. Vide subito una lepre che balzava da una siepe e correva in un campo. Puntò il fucile, prese la mira e premette il grilletto. Ma il fucile disse: Pum!, proprio con voce umana, e invece di sparar fuori la pallottola la fece cadere per terra.

Giuseppe la raccattò e la guardava meravigliato. Poi osservò attentamente il fucile, e pareva proprio lo stesso di sempre, ma intanto invece di sparare aveva detto: Pum!, con una vocetta allegra e fresca. Giuseppe scrutò anche dentro la canna, ma com’era possibile, andiamo, che ci fosse nascosto qualcuno? Difatti dentro la canna non c’era niente e nessuno.

In quel momento la lepre di prima ripassò davanti a Giuseppe, ma stavolta aveva un velo bianco in testa, e dei fiori d’arancio sul velo, e teneva gli occhi bassi, e camminava a passettini passettini.

Un po’ più in là nel bosco, difatti, vide un fagiano che passeggiava sul sentiero, per nulla spaventato, come il primo giorno della caccia, quando i fagiani non sanno ancora che cosa sia un fucile.

Giuseppe prese la mira, tirò il grilletto, e il fucile fece: Pam!, disse: Pam! Pam!, due volte, come avrebbe fatto un bambino col suo fucile di legno. La cartuccia cadde in terra e spaventò certe formiche rosse, che corsero a rifugiarsi sotto un pino.

Il fagiano, che a sentire quel pam, pam, si era tuffato nel folto, ricomparve sul sentiero, e stavolta lo seguivano i suoi piccoli, in fila, con una gran voglia di ridere addosso, e dietro a tutti camminava la madre, fiera e contenta come se le avessero dato il primo premio.

E Giuseppe sparò. Ma il fucile disse: Bang!, come i bambini quando leggono i fumetti. E aggiunse un rumorino che pareva una risatina. Il merlo fischiò più allegramente di prima, come per dire: «Hai sparato, hai sentito, hai la barba lunga un dito».

 

Da “Favole al Telefono” di Gianni Rodari
Exit mobile version