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I doni dell’amore

Sul pavimento c’era farina sparsa dappertutto, il burro stava colando giù dal tavolo formando una macchia appiccicosa e le uova imbrattavano le pareti della grande cucina.

Tenerotto era senza parole. Non aveva fatto apposta ad avviare l’impastatrice senza chiudere il coperchio… però adesso gli ingredienti erano sparpagliati per tutta la cucina.

Tenerotto si vergognava, avrebbe tanto voluto essere bravo come i suoi compagni ma, nonostante tutto il suo impegno, non ci riusciva. Piangendo uscì dalla stanza e corse a casa tra le braccia della mamma.

La mamma lo prese tra le sue braccia morbide e accoglienti e cercò di rincuorarlo.

Il giorno dopo a scuola c’era un’altra prova importante e Tenerotto voleva riuscire a superarla a tutti i costi.

Quando entrò in classe Lucidino gli fece il verso imitando la sua andatura un po’ impacciata. Tenerotto fece finta di non accorgersene e si sedette al suo banco tirando fuori tutto il necessario per la prova.

Tutti gli gnomi cominciarono a scrivere i complicati calcoli per trovare le giuste dosi, poi pesarono con attenzione i composti e li mescolarono con grande cura.

Quindi uno alla volta andarono dal maestro per verificare l’efficacia dei loro miscugli. Il maestro aveva preparato un bellissimo modellino della slitta di Babbo Natale su cui esercitarsi.

La pozione di Bollicino ci mise un po’ a fare effetto perché aveva messo poca polvere di “alzerello” ma alla fine la slitta si sollevò e volò per la classe senza problemi.

Lucidino fu brillante come al solito e, con la sua polvere magica, fece alzare la slitta in un attimo, poi le fece compiere un’elegante evoluzione a mezz’aria a forma di cuore talmente perfetta che il maestro si complimentò con un applauso.

Anche gli altri gnomi riuscirono a far volare la slitta, mancava solo Tenerotto. Era tutto sudato perché aveva fatto parecchia fatica a preparare il suo miscuglio. Non era molto sicuro dei calcoli e poi gli sembrava che la sua pozione magica fosse così diversa da quella degli altri. Si avvicinò al modellino della slitta con esitazione.

Lo gnomo gettò la polverina sulla slitta e … la slitta esplose formando una nuvola colorata che, per la verità, non aveva un buon odore.

Ancora una volta Tenerotto tornò a casa mortificato.

Per quanto cercasse di impegnarsi non riusciva ad essere come i suoi compagni. Eppure desiderava entrare nella squadra degli gnomi di Babbo Natale più di ogni altra cosa al mondo.

Quando era piccolo restava ore ed ore a bocca aperta ad osservare i preparativi per il Natale.

C’erano gnomi che preparavano i dolci per i bambini, altri che costruivano  e  dipingevano  con  maestria  i  giocattoli  di  legno,     altri ancora che cucivano alla perfezione i pupazzi, inscatolavano migliaia di puzzle senza sbagliare, facevano funzionare i motori elettrici dei trenini e  delle macchinine telecomandate…e poi, al momento di caricare la slitta, c’erano gli gnomi controllori per verificare che gli indirizzi fossero corretti e che i biglietti di auguri fossero abbinati ai pacchetti giusti.

Si trattava di compiti di grande responsabilità.

Per questo ogni anno Babbo Natale sceglieva i suoi nuovi collaboratori valutando con attenzione le qualità degli gnomi. Ed era per questo che il maestro era molto severo. Voleva che i suoi allievi fossero all’altezza della situazione.

Tenerotto l’abbracciò con trasporto.

La mattina successiva era il grande giorno.

Nell’atrio della scuola il maestro aveva messo in fila tutti gli gnomi che per l’occasione sfoggiavano i loro abiti migliori.

Tenerotto aveva un bel completino di velluto rosso con un grande cappello che gli ricadeva da un lato e terminava con un morbido fiocco. La mamma l’aveva pettinato con cura e gli aveva lucidato gli stivaletti così bene che ci si poteva specchiare. Tenerotto era emozionato,

in cuor suo sapeva che Babbo Natale non l’avrebbe scelto ma voleva fare lo stesso una bella impressione.

Finalmente Babbo Natale arrivò. Era davvero grande e aveva il sorriso più dolce che Tenerotto avesse mai visto, dopo quello della sua mamma naturalmente.

Ormai restavano solo Lucidino e Tenerotto e c’era un solo nome ancora da spuntare sulla lista.

Lucidino sfoderava già un sorriso vittorioso quando a sorpresa Babbo Natale spuntando con la sua penna stilografica l’ultimo nome disse:

Naturalmente sto parlando di te Tenerotto!

Tenerotto pensò di sognare. Si diede un pizzicotto su una guancia e guardò Babbo Natale con aria interrogativa.

Lucidino sentendo quelle parole cominciò a ripensare al suo comportamento e si rese conto che Babbo Natale aveva ragione. Tenerotto era raggiante, Babbo Natale lo prese in braccio e cominciarono a parlare fitto fitto.

Inutile dire che quello fu un Natale bellissimo: i preziosi doni d’amore che Tenerotto portò ai bambini restarono per sempre nei loro cuori.

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