Mi ricordo ancora come fosse ora che quel giorno di autunno era grigio, le prime nebbie davano un aspetto sinistro alla città e le luci dei lampioni erano fioche. A scuola ero arrivata tardi e l’insegnante d’ italiano appena mi vide mi disse di uscire alla lavagna a fare un esercizio di analisi grammaticale. Ricordo di aver pensato subito, ecco le giornate, quando iniziano male, finiscono anche peggio! Mia mamma mi telefonò per dirmi di non preoccuparmi, per tutto quello che avevo combinato al mattino. Nel tardo pomeriggio, quando finalmente terminai le lezioni, attraversai la strada per entrare nel bar a bere una cioccolata calda ed ad aspettare mia mamma perché mi portasse a casa.
Mi misi a sedere al mio solito tavolo vicino alla finestra, così da passare inosservata e da poter vedere le poche persone che frettolosamente camminavano nella via centrale e scorsi in quel momento una persona molto strana che stava entrando. Iniziai ad avere paura, l’uomo appena entrato si mise a sedere di fronte a me, così potei vedere che portava un lungo cappotto nero lungo fino ai piedi, era sdrucito e rovinato, sopra la testa portava uno strano cappello sul quale con fili d’oro erano ricamati dei corvi.
Aveva due occhi chiari, sorridenti che stridevano con il suo aspetto, un naso da persona importante e lunghi cappelli neri raccolti in una coda. Le sue mani erano lunghe e affusolate ma le unghie erano nere, portava all’indice un anello d’argento che raffigurava un teschio.
Il suo viso quadrato con lunghe sopracciglia nere mi ricordava uno dei pirati che avevo visto assaltare una nave in un vecchio film. Era alto, ma mi sembrava che sotto quel cappotto si nascondesse una figura atletica e slanciata però portava delle scarpe più grandi dei suoi piedi e molto polverose. Presi istintivamente il telefono e pensai di comporre il numero della polizia,ma in quel momento lui gentilmente chiamò la ragazza del bar e le ordinò un latte macchiato con molto zucchero.
Pensai subito, anche se vestito così non può essere una cattiva persona, intanto la ragazza del bar con modi cordiali gli portò l’ordinazione e lui si mise a bere il latte come di solito lo fa un bambino e quando ebbe finito mi guardò, io ero divertita perché lui aveva il labbro superiore sporco di latte.
In quel momento pensai che lui doveva avere un cuore puro e sincero, mi alzai per pagare e inespertamente lui mi chiese di sedermi al suo tavolo, aveva voglia di scambiare qualche parola con me.
Io ero molto incuriosita, non mi sentivo a disagio e anche se mia mamma mi dice sempre di non parlare con le persone sconosciute, fidandomi del mio istinto, mi sedetti al suo tavolo. Lui mi chiese cosa ci faceva una ragazzina tutta sola seduta al bar. Gli raccontai che la mia giornata era iniziata male, ero arrivata a scuola in ritardo perché quando mia mamma alla mattina mi chiama io non voglio mai alzarmi, inoltre non ascolto mai i suoi consigli e al mattino devo correre a cercare le cose con cui vestirmi e preparare lo zaino di scuola. Gli raccontai che perdevo molto tempo a guardare alla TV i cartoni giapponesi e a mandare continui messaggi ai miei compagni e quindi al mattino ero sempre di corsa.
In quel momento lo vidi diventare molto serio, aprì la bocca e fu allora che notai i suoi due denti d’oro, un brivido mi scosse e lui con una voce profonda ma calma iniziò a rimproverarmi perché non davo ascolto a mia Mamma. Iniziò a raccontarmi che anche lui aveva una figlia della mia stessa età, mi disse che era una ragazzina molto educata e studiosa, che non andava mai a scuola in ritardo, che non faceva i capricci e che soprattutto quando studiava non metteva mai vicino a lei il telefonino perché non voleva essere distratta dai messaggi dei suoi compagni.
Guardava la televisione qualche ora al giorno e nel suo tempo libero leggeva molto o usciva a fare lunghe passeggiate con la sua adorata cagnolina. Mentre mi parlava il suo intenso e piacevole profumo mi avvolse e le sue parole iniziarono a farmi riflettere e gli chiesi cosa facesse di bello nella vita. Lui mi raccontò che quel giorno era in vacanza ma che di professione faceva il medico, lavorava in un grande ospedale e la sua missione era di salvare i bambini che sfortunatamente avevano delle brutte malattie.
Gli chiesi se avesse anche una moglie, lui mi rispose che aveva una moglie bravissima che quando rincasava gli preparava dei piatti gustosi e sempre diversi e che il piatto che riusciva meglio era il pollo al curry. Gli dissi che era il mio piatto preferito. Allora lui disse ancora, guarda non sono un barbone e t ‘invito uno di questi giorni a pranzo a casa mia e mi mise in mano dei cioccolatini con una carta arancione. Fu allora che mia mamma entrò nel bar e mi trovò a parlare con questo strano signore vestito in quel modo mentre lui mi dava questi strani dolcetti. In quel momento vennero al nostro tavolo anche una bellissima signora vestita da strega e una ragazzina con un costume da fantasmino e allora sia io che mia mamma capimmo che era la notte di Halloween e loro erano così vestiti perché dovevano andare ad una festa.