Il ragazzo che sfidò Ramses il Grande

Il Faraone (re dell’antico Egitto) Ramses entra nella sala del consiglio e tutti i nove consiglieri (persone che aiutano il faraone a prendere decisioni) si alzano in piedi in segno di saluto.

Nofret, una giovane sacerdotessa (persona che si occupa della religione), e Kamosè, un giovane scriba (nell’antico Egitto le persone capaci di scrive­re) entrano nella sala per ordine del Faraone.

Il Faraone chiede a Nofret: «Chi è questo ragazzo?» e Nofret rispon­de: «È Kamosè, figlio di Geru e di Nejemet. I suoi genitori hanno avu­to un grave danno. Chiedono giustizia. Io sono loro testimone (perso­na che garantisce che quello che viene detto è verità)».

Il Faraone si rivolge al ragazzo: «Parla, Kamosè!».

Il ragazzo racconta: «Più di un anno fa, Setek, un soldato, è arrivato al villaggio e ha tolto casa e terre ai miei genitori. Tutti dicono che Setek è un eroe (persona che ha dimostrato molto coraggio), ma per me è so­lo un ladro (persona che prende le cose degli altri senza pagare)!».

Il Faraone dice: «Setek è un vero eroe e ha combattuto con me con­tro gli Ittiti. Ho dato io ordine di assegnargli delle terre!». Nofret dice con paura: «Sì. Mio padre, il giudice Rensi, ha controllato e dice che è vero!». Un consigliere del Faraone dice: «Questi due giovani devono es­sere puniti. La sacerdotessa sarà rinchiusa in un monastero e il ragaz­zo sarà condannato ai lavori forzati!».

Kamosè non ha paura, è furioso (arrabbiatissimo) e dice: «I miei ge­nitori sono onesti. Il Faraone ha promesso di dare a loro la terra dove hanno sempre lavorato. Il Faraone però non lo ha fatto, ma ha dato la loro terra a un prepotente (persona che vuole avere ragione sempre anche con la forza)! Questa è la verità ed è una ingiustizia!».

Ora Kamosè rischia la condanna a morte, ma il ragazzo è contento perché ha detto la verità al re d’Egitto che è il figlio della Verità.

Il Faraone vuole sapere da quanto tempo i suoi genitori lavorano quelle terre e Kamosè risponde che lavorano quelle terre da sempre per­ché sono nati là. Non hanno mai fatto male a nessuno e tutti li stima­no perché sono brave persone. Il ragazzo continua a raccontare: «Setek è arrivato nella nostra casa e ha colpito mio padre. Poi ha detto che quelle terre erano sue e che loro dovevano diventare i suoi servi. Adesso mia madre è malata e se muore la colpa è di Setek».

Il Faraone chiede a Kamosè di descrivergli Setek. Il ragazzo dice: «È un uomo alto e robusto

Il Faraone risponde: «Quell’uomo non è Setek! ».

«Quell’uomo non è Setek! – dice il Faraone – lo conosco bene perché ho combattuto (dal verbo“combattere”, sono stato in battaglia, in guerra con lui) con lui. È un uomo piccolo e molto magro. Ha una grande resi­stenza alla fatica e ha smesso di fare il soldato a sessant’anni».

Nofret e Kamosè sono felici: qualcuno dice di essere Setek, ma non è lui! Il Faraone ordina: «Tu, Kamosè, torna al tuo villaggio con un ufficiale (un soldato che comanda gli altri soldati) del mio esercito (l’insie­me di molti soldati) che conosce bene Setek».

Kamosè è molto emozionato quando vede i suoi genitori e la sua ca­sa. Il padre lo abbraccia quando lo vede. La madre è ancora malata. Kamosè dice a suo padre: «Sono qui per aiutarvi a riavere la vostra ca­sa e le vostre terre!».

Il falso Setek è dentro la casa. È disteso a oziare (a fare niente), men­tre mangia un grappolo d’uva e beve vino fresco.

L’uomo riconosce Kamosè e dice: «Ecco il figlio dei miei servi! C’è la­voro per te, ragazzo! Tua madre infatti non può lavorare e non è per niente utile!».

L’ufficiale che accompagna Kamosè chiede al falso Setek: «Chi sei?».

«Io sono Setek, soldato dell’esercito di Ramses il Grande» risponde.

«Non è vero! Sei un bugiardo! Io conosco Setek. Dimmi chi sei!».

Setek cerca di scappare, ma Kamosè lo ferma con uno (il gesto con cui si mette un piede per fare cadere una persona men­tre cammina). L’uomo cade a terra.

«Allora! Dimmi chi sei o ti rompo la testa!» insiste l’ufficiale.

«Sono un servo di Setek. La terra che il Faraone gli aveva dato era poca, ma io conoscevo il sindaco (la persona che rappresenta e che ammi­nistra una città) di questo villaggio (piccolo paese). Il sindaco mi ha ob­bligato a uccidere Setek e poi mi ha dato questa casa con le sue terre» dice l’impostore.

«E tu che cosa dovevi fare in cambio di questa bella casa e di tutta questa terra?»

«Io dovevo obbligare i contadini (persone che lavorano la terra) a paga­re molte tasse!«.

«Sei un miserabile! Sarai punito!» dice l’ufficiale. In quel momento il falso Setek dà un pugno sul viso all’ufficiale, prende la spada del solda­to e minaccia Kamosè. Nofret , la sacerdotessa però fa un magia e la spa­da dell’uomo diventa un serpente che morde l’impostore e lo uccide!

L’ufficiale si riprende dal colpo in faccia. Kamosè e Nofret si ab­bracciano felici. La verità ha vinto!

Tratto da: Il ragazzo che sfidò Ramses il Grande, trad. di M. Finazzi Parolo, Piemme, Casale Monferrato 1997

Il giovane Kamosè e i suoi genitori vengono cacciati dalle loro terre, confiscate da un generale di Ramses II. Kamosè allora parte per Tebe per riparare all’ingiustizia e sulle rive del Nilo incontra Nofret, una giovane di cui si innamora. Insieme, i due ragazzi vivranno ogni genere di avventura fino all’ultimo e decisivo incontro con il grande Faraone in persona.
Età di lettura: da 11 anni.

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