Perché Iena ha paura di Cammello?

Perché Iena ha paura di Cammello?

Nel Paese degli animali c’era una grande carestia e in molti morivano di fame.
Iena vivacchiava con la sua piccola famiglia, moglie e due cuccioli.

Un giorno, mentre camminava nella foresta alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, vide un animale alto con delle belle zampe, il collo lungo e gli occhi profondi un po’ infossati dentro le orbite e il dorso a forma di dune di sabbia.

Iena gli si avvicinò e disse: «Quanto sei grande, cattivo e forte! Devi essere un buon lottatore. Come ti
chiami?».
«Mi chiamo Cammello, ma non sono cattivo e la lotta non è il mio punto di forza», rispose l’animale.
«Pensi che cinque iene più io potrebbero batterti?», domandò Iena.
«No! È troppo per me!», rispose Cammello sorpreso dalla domanda.
«E due iene e io?».
«No! – rispose di nuovo l’animale – è troppo per me!».
«Allora preparati amico!».

Iena si avventò su Cammello, affondò i suoi lunghi denti e le affilate unghie nella pancia del povero animale e portò i resti alla sua famiglia.

Per una settimana la famiglia di Iena mangiò a suo gradimento.
Alla fine della settimana, però, la carne era finita.
Iena ritornò allora nella foresta alla ricerca di un altro cammello. Dopo alcuni giorni incontrò un grosso animale, alto sulle sue belle zampe, gli occhi profondi un po’ infossati nelle orbite, il dorso a forma di duna di sabbia. Quell’animale aveva inoltre una protuberanza a forma di tubo proprio sopra la bocca.
Iena gli corse incontro e gli disse: «Fermo! Fermo, Cammello! Facciamo una lotta!».

«Non sono Cammello, sono Elefante», rispose l’animale.

«Cosa? Elefante? Pensi di potermi imbrogliare? L’altro giorno ho abbattuto uno di voi. Sei un cammello!».

Elefante non ebbe il tempo di rispondere. Iena si gettò contro la pancia dell’animale, ma questi l’avvolse con la sua lunga e forte proboscide, lo sollevò in aria e lo scaraventò a terra, schiacciandolo con le
sue potenti zampe.

Dopodiché, pensando fosse morto, lo lasciò e continuò per la sua strada.

Iena aveva solo perso conoscenza; restò là a terra tre giorni e tre notti.

Al mattino del quarto giorno si risvegliò.

Aprendo gli occhi, scorse intorno a sé la sua famiglia riunita. «Non bisogna mai attaccare Cammello – disse sospirando –. La prima volta, forse, può anche andare bene, ma la seconda volta non ti dà
scampo».

È da quel giorno che le iene non si avvicinano più ai cammelli.

Fiaba popolare mauritana, riadattata da Mamadou Mbengas.

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