C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante di nome Biagio.
Biagio viveva solo, non si era mai sposato e non aveva nessun amico.
In quel 24 dicembre, il vecchio mercante Biagio si girava e rigirava nel letto, senza poter prendere sonno. Usci di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui.
Qualche voce si levò: «Fratello», gli gridavano, «non vieni?».
«Fratello?», a lui fratello? Lui non aveva fratelli.
Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva.
Per tutta la vita Biagio era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano?
Si mosse un po’ curioso. Si uni a un gruppo di vecchi e di fanciulli. «Fratello!».
Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli!
Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello.
Quante volte Biagio li aveva ingannati?
Ogni volta piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco.
Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme.
Ora Biagio li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchiò insieme agli altri.
«Signore», esclamò, «ho trattato male i miei fratelli. Perdonami».
E cominciò a piangere.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, Biagio il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline.
Si trovò tra le mani un bel ramo di vischio.
Entrò anche lui nella grotta e lo offri alla mamma di Gesù, che gli sorrise.