Il primo intento della nonna nell’indossare il suo grembiule era quello di proteggere i vestiti indossati sotto, ma non solo. Serviva da guanto per ritirare pentole e padelle roventi dal fuoco o dal forno, o fungeva da ventilatore per ravvivare la fiamma del camino. Il grembiule trasportava le patate dal campo, o la legna per il fuoco, o mele e pere cadute dall’albero; o noci e deliziose castagne.
Dall’orto tornava carico di ogni ben di Dio: piselli e zucchine, pomodori e insalate, cavoli e altre verdure di ogni tipo. Dal pollaio usciva con uova, o pulcini da sistemare al tepore del focolare. Era meraviglioso per asciugare le lacrime dei bambini, o pulire le loro faccine unte di sugo o di marmellata.
O, quando c’era qualche visita, per nascondere gli occhioni spauriti dei più timidi. Quando faceva freddo la nonna ci si copriva le braccia. E quando arrivavano degli ospiti improvvisi, era sorprendente la rapidità con cui questo semplice panno toglieva la polvere dai mobili, o sgombrava gli ambienti dai giocattoli dei bambini.
All’ora di servire i pasti la nonna andava sulla scala, o sul balcone, e agitava il suo grembiule, e gli uomini si avviavano gioiosi verso la tavola apparecchiata. La nonna lo usava anche per posare la torta di mele appena uscita dal forno a raffreddarsi sul davanzale. Ma qui ne prendeva uno pulito e profumato.
Nel grembiule della nonna c’era tutto! E soprattutto quell’abbraccio morbido, profumato di casa, che ti avvolgeva in un alone di sicurezza. Quanti anni ci vorranno ancora per inventare un altro oggetto che possa rimpiazzare quel dolce e caro grembiule della nonna?