Il bambino che non parlava

Il bambino che non parlava

Tanto tanto tempo fa, in un villaggio d’Africa, non pioveva più e non nascevano più bambini.
Le donne non rimanevano più incinte, con grande disperazione degli uomini. E per attingere acqua, si dovevano percorrere chilometri per raggiungere i villaggi limitrofi.

Nel villaggio vivevano anche due sposi che da trent’anni attendevano di avere un figlio. Qualche mese dopo il matrimonio, la gente aveva cominciato a chiedersi perché non arrivassero figli. Dopo tanti anni
però, nessuno osava più chiedere perché nessuna donna riuscisse più a dare alla luce una creatura.
Un giorno, lo sposo attese la notte per parlare alla moglie: «Ascoltami – le disse –, se non partorirai un bambino, me ne andrò da questa casa!». Il giorno dopo, la donna rimase incinta. E nove mesi più tardi
diede alla luce un bel bambino che crebbe sì nel villaggio, ma senza compagni.

Giunto all’età di parlare, si pensò che fosse muto: ogni giorno giocava solo nei campi, mentre i genitori lavoravano. Capiva tutto e si faceva capire in tutto, ma senza mai pronunciare una parola. Portato dal marabout, il guaritore tradizionale, questi visitò il bambino, tirò i talismani sul tappeto, li esaminò e: «Stai
serena – disse alla mamma fissandola negli occhi – perché il bambino inizierà presto a parlare». Le consigliò poi di offrire zucchero e riso a una persona bisognosa.

La madre non tardò a eseguire i consigli del marabout, certa che ne avrebbe presto visto i risultati. Dopo che una sera il nonno aveva finito di raccontare sotto l’albero una storia al bambino, come faceva tutti i giorni, questi esclamò: «Barka Maam!», che significava Grazie, nonno nella sua lingua. Tutti ne furono stupiti. Mamma e papà ne furono felici. Ma proprio quella notte, il nonno morì. L’indomani, tutta la gente del villaggio venne a presentare le proprie condoglianze. Nel vedere lo zio, il bambino: «Ciao zio Issaka!», disse correndo ad abbracciarlo. Tutti ne furono felici: finalmente il bambino diceva qualche parola. Ma quella stessa notte lo zio morì.

In tutto il villaggio si prese a parlare del bambino che non parla, ma che ogni volta che pronuncia il nome di una persona quella muore.

Un altro giorno, il bambino accompagnò la madre nei campi. Mentre giocava al suo fianco, vide arrivare un cavallo al galoppo che si fermò proprio sotto il suo naso. Il cavallo era cavalcato dal capo villaggio che considerava “bizzarro” il bambino. Vedendolo, il bambino gli sorrise, ma il capo come si rese conto che voleva rivolgergli la parola, lo bloccò chiedendo alla madre di chiedergli di non parlare, di non pronunciare il suo nome. La mamma però non fece in tempo a impedirgli di dire: «Naba!». E quella stessa notte anche il capo villaggio morì.

Il mattino seguente la madre tornò dal marabout per supplicarlo di allontanare dal figlio quella maledizione. Il guaritore rimise alla donna delle tisane da far bere la notte, prima di dormire, e le chiese di cantare al bambino ogni notte una ninna nanna. Quella notte, il piccolo ebbe difficoltà a dormire, non riusciva a prendere sonno.

La madre allora si ricordò delle parole del marabout e iniziò a cantare, non prima di avergli preparato e fatto bere la tisana con le erbe medicinali.
Al dolce suono della voce della mamma, il bambino, felice, rivolse lo sguardo al padre che, terrorizzato, cercò di mettergli una mano in bocca senza riuscirvi. Ma il bambino non pronunciò il suo nome, ma disse: «Acqua».

E subito si mise a piovere.
Piovve tutta la notte. Il bambino si addormentò profondamente. Il mattino seguente cominciò a formulare delle frasi e le persone che nominava non morivano più.
Nove mesi dopo, ripresero a nascere i bambini, riprese a piovere, e il villaggio riprese le sue attività e la sua vita felice.
Ecco perché oggi ancora i consigli e le erbe medicinali dei marabout sono molto ricercati.

Scritto da MAMADOU MBENGAS per la rivista piccolomissionario.it

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