Ieri ho litigato con Alessandro. Giocavamo a carte e lui ha barato; mi sono accorta benissimo che ha pescato due carte invece di una, quando era il suo turno.
Ma lui non lo ammetteva, ha detto che lui è uno che non imbroglia, e invece non è vero, così ha lanciato le carte per aria e se n’è andato via a casa sua, sbattendo la porta.
Non che sia una cosa particolarmente tragica: intanto, abita al piano di sotto. E poi succede almeno una volta al giorno con lui perché vuole sempre vincere. Invece, come dice il nonno, bisogna saper perdere.
Ma lo capisco: siccome non è capace di giocare, non sta attento e si distrae, se gioca senza imbrogliare perde sempre.
E questo è seccante, alla lunga. Ho raccolto le carte e, naturalmente, tra le sue ce n’era una in più. Poi ho aspettato. Potrei quasi cronometrarli, i suoi tempi. Dopo pochissimo, la porta della mia camera si è riaperta. Alessandro non mi ha chiesto scusa, no.
Non lo fa mai. Ha solo sorriso e ha detto:
– Facciamo un’altra partita? E tutto è ricominciato.
Beatrice Masini, Leggere per…Leggere come, Piemme Scuola