I ricordi di Ciullo

All’ombra del gelso nell’aia è seduto
ascolta il silenzio di un luogo perduto,
lo sguardo percorre la rossa facciata
d’intensi ricordi la mente è affollata.

Ripetute corsette del gufo affamato,
lo strider di un topo appena afferrato,
la pioggia che bussa, passerotti agitati,
rumori dal tetto con piacere ascoltati.

L’andar della chiocciola lento e sicuro,
quella traccia contorta lasciata sul muro,
l’avvolgente casetta, le antenne curiose,
esperienze di vita che furon preziose.

Negli occhi del bue scoprì la tristezza,
dalle lucciole in volo l’infinita incertezza.
Guardare le stelle con il babbo per mano
un magico evento che lo spinse lontano.

La nonna una sera seduta sul muro
raccontò al bambino con tono sicuro:
“Ogni grillo cantando accende una stella”.
Allora, quel bimbo, non capì la storiella.

Si pone domande il bambino curioso
cercando risposte senza darsi riposo.
Perché la gallina che l’uovo nasconde
con il canto l’evento in giro diffonde?

Ch’insegna a seguire in fila perfetta
la papera madre che ha molta fretta?
Com’è che la lucciola sotto al bicchiere
una moneta lascia senza farsi vedere?

Il tempo lo stringe, il silenzio l’avvolge,
lentamente a valle lo sguardo si volge,
s’incammina, si gira, ormai è lontano,
come allora una fata lo tiene per mano.

A cura di Fiorenzo Gori

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