Occhio che ride e occhio che piange

La Cantastorie ci propone una fiaba che arriva dalla Serbia.

C’era una volta un uomo il cui occhio destro era sempre ridente mentre il sinistro era sempre in lacrime; quest’uomo aveva tre figli, due dei quali molto intelligenti e il terzo assai sciocco. Questi tre figli erano assai incuriositi dalla particolarità degli occhi di loro padre e siccome non riuscivano a indovinare da soli la ragione, decisero di chiedere al padre perché non avesse gli occhi come le altre persone.

Così il maggiore dei tre un giorno andò dal padre e gli pose la domanda a bruciapelo; invece di rispondere, l’uomo montò in collera e balzò verso di lui con un coltello. Il ragazzo corse via terribilmente spaventato e si rifugiò presso i fratelli che stavano aspettando ansiosamente il risultato del colloquio.

“Dovete sbrigarvela da soli,” fu tutta la risposta che ottennero, “e vedere se saprete fare di meglio.”

Dopo aver udito ciò, il secondo figlio entrò nella camera del padre solo per essere trattato nella medesima maniera del fratello e tornò indietro dicendo al più giovane, lo sciocco di casa, che era il suo turno di tentare la fortuna.

Allora il più giovane andò baldanzosamente dal padre e gli disse: “I miei fratelli non vogliono farmi sapere che risposta hai dato alla loro domanda. Ora dimmi perché il tuo occhio destro ride sempre e quello sinistro piange sempre.”

Come in precedenza il padre divenne rubizzo per la collera e gli si slanciò contro con il coltello. Ma il sempliciotto non mosse un passo perché sapeva di non aver nulla da temere dal padre.

“Adesso vedo chi è davvero mio figlio!” esclamò il vecchio, “Gli altri sono solo dei codardi. E siccome mi ha dimostrato il tuo coraggio, io soddisferò la tua curiosità. Il mio occhio destro ride perché sono contento di avere un figlio come te; il mio occhio sinistro piange perché mi è stato rubato un tesoro prezioso. In giardino ho una vite che produce una botte di vino ogni ora… qualcuno è riuscito a rubarla così io ne piango la perdita.”

Il sempliciotto tornò dai fratelli e raccontò loro della perdita del padre e decisero tutti di andare subito alla ricerca della vite. Viaggiarono insieme finché giunsero a un incrocio e lì si separarono, i due maggiori presero una strada e il sempliciotto l’altra.

“Grazie al cielo ci siamo sbarazzati di quell’idiota!” esclamarono i due fratelli maggiori. “Adesso facciamo colazione.” Sedettero sul bordo della strada e cominciarono a mangiare.

Erano solo a metà quando una volpe zoppa uscì dal bosco e li pregò di darle qualcosa da mangiare. Ma loro balzarono in piedi e la cacciarono con i loro bastoni; la povera volpe zoppicò via sulle sue tre zampe. Mentre correva via, raggiunse il posto in cui il più giovane stava tirando fuori il cibo che aveva portato con sé e la volpe gli chiese una crosta di pane. Il sempliciotto non aveva molto per sé, ma diede volentieri metà del proprio pasto alla volpe affamata.

“Dove stai andando, fratello?” chiese la volpe quando ebbe finito la sua porzione di pane e il ragazzo le raccontò la storia di suo padre e della vite meravigliosa.

“Santo cielo, che fortuna!” disse la volpe. “Io so che cosa ne è stato. Seguimi!” così proseguirono finché giunsero al cancello di un vasto giardino.

“Troverai qui la vite che stai cercando, ma non sarà facile prenderla. Devi ascoltare attentamente ciò che sto per dirti. Prima che tu raggiunga la vite, dovrai superare dodici avamposti, ciascuno con due guardie. Se vedrai le guardie guardare dritte verso di te, vai avanti senza paura perché stanno dormendo. Ma se i loro occhi saranno chiusi allora fai attenzione perché saranno ben sveglie. Una volta giunto alla vite, troverai due vanghe, una di legno e una di ferro. Bada bene di non prendere quello di ferro o esso farà rumore e sveglierà le guardie e allora tu sarai perduto.”

Il ragazzo passò indenne attraverso il giardino senza nessun rischio finché giunse alla vite che produceva una botte di vino ogni ora. Però pensò che sarebbe stato impossibile scavare la dura terra solo con una vanga di legno, così prese invece quella di ferro. Il rumore che fece svegliò ben presto le guardie. Esse afferrarono il povero sempliciotto e lo portarono dal loro padrone.

“Perché tenti di rubare la mia vite?” domandò, “ e come sei riuscito a superare le guardie?”

“la vite non è tua, appartiene a mio padre e se adesso non me la darai, io tornerò e in qualche modo la prenderò.”

“Avrai la vite se in cambio mi porterai una mela del melo d’oro che fiorisce ogni ventiquattro ore e produce frutti d’oro.” così dicendo, diede ordine che il sempliciotto fosse rilasciato e, fatto ciò, il ragazzo corse a consultare la volpe.

La volpe gli fece notare: “Adesso hai visto che cosa succede a non ascoltare i miei consigli. In ogni modo ti aiuterò a prendere la mela d’oro. Cresce in un giardino che riconoscerai facilmente dalla mia descrizione. Vicino al melo ci sono due pertiche, una d’oro e l’altra di legno. Prendi la pertica di legno e riuscirai a raggiungere la mela.”

il nostro sempliciotto ascoltò con attenzione tutto ciò che gli fu detto e, dopo aver attraversato il giardino ed essere sfuggito agli uomini che lo sorvegliavano, ben presto giunse al melo. Però fu così sbalordito alla vista del bellissimo frutto d’oro che dimenticò tutto ciò che la volpe gli aveva detto. Afferrò la pertica d’oro e colpì il ramo con un sonoro colpo. Le guardie si svegliarono subito e lo condussero dal loro padrone. Allora il sempliciotto dovette raccontare tutta la storia.

“Ti darò la mela d’oro,” disse il proprietario del giardino, “se in cambio mi porterai in cavallo che può correre intorno al mondo in ventiquattr’ore.” e il ragazzo partì e andò in cerca della volpe.

Stavolta la volpe era proprio arrabbiata e non stupita.

“Se mi avessi ascoltato, adesso saresti a casa con tuo padre. In ogni modo voglio aiutarti ancora una volta. Vai nella foresta e troverai il cavallo con due briglie intorno al collo. Una è d’oro e l’altra di canapa. Conducilo con la briglia di canapa altrimenti il cavallo comincerà a nitrire e sveglierà le guardie e allora per te sarà finita.”

Così il nostro sempliciotto cercò finché trovò il cavallo e rimase senza parole per la sua bellezza.

‘Diamine!’ disse tra sé, ‘mettere le briglie di canapa a un animale come questo? No, davvero!’

Allora il cavallo nitrì sonoramente; le guardie afferrarono il ragazzo e lo condussero davanti al loro padrone.

“Ti darò il cavallo d’oro,” disse, “se mi porterai in cambio la fanciulla d’oro che non ha mai visto ancora sia il sole che la luna.”

“Se devo portarti la fanciulla d’oro, tu devi prima prestarmi il destriero d’oro con il quale andarla a cercare.”

Il padrone del cavallo replicò: “Ma chi mi garantisce che tornerai mai indietro?”

“Ti giuro sulla testa di mio padre,” rispose il ragazzo, “che porterò indietro sia la fanciulla che il cavallo.” e andò a consultare la volpe.

La volpe, che era sempre paziente e indulgente con gli errori delle altre persone, lo condusse all’ingresso di una profonda caverna in cui si trovava una ragazza tutta d’oro e bella come il giorno. Il ragazzo la mise in sella e si preparò a salire.

“Non ti dispiace,” disse la volpe, “cedere una ragazza così bella in cambio di un cavallo? Eppure sei obbligato a farlo perché hai giurato sulla testa di tuo padre. Forse potrei prendere il suo posto.” e così dicendo, la volpe si trasformò in un’altra fanciulla d’oro, così simile alla prima che a malapena qualcuno avrebbe potuto dire che differenza vi fosse tra di loro.

Il sempliciotto la porto senza indugio al padrone del cavallo che ne fu ammaliato.

E il ragazzo portò indietro la vite del padre e per giunta sposò la vera ragazza d’oro.

Racconti popolari slavi traduzione di Louis Léger, edito a Parigi da Ernest Leroux

Check Also

Il gigante egoista

Martina Folena, la cantastorie racconta la fiaba del “Gigante egoista”. Link al video Ogni pomeriggio, …