Presso un villaggio di pescatori, lungo il fiume Ubangui, abitavano due amici inseparabili, l’antilope e il topo di bosco. Ogni giorno gli uomini del villaggio montavano sulle piroghe e andavano a pescare con l’amo o la rete. Solo i nostri due amici non avevano piroga e se volevano mangiare pesce dovevano chiederla in prestito, ma questo non poteva durare per sempre. Qualcuno brontolava. Il topo, passando inosservato presso le capanne, aveva sentito le lamentele della gente: “quei due là, il topo e l’antilope, sono proprio insopportabili! Non potrebbero farsi una piroga anche loro come tutti gli altri?”.
Alla fine decisero di farsene una per non infastidire più nessuno. Ed eccoli partire per la foresta in cerca di due alberi adatti allo scopo. Il topo disse all’amica “Sono inesperto in questo lavoro, perciò voglio mettere il mio cantiere presso il sentiero in modo da poter avere critiche e consigli dai passanti e far meglio il mio lavoro”.
“Io, invece” disse l’antilope “preferisco mettermi in piena foresta per lavorare in pace senza le critiche dei curiosi. Saprò arrangiarmi da sola!”
E così fecero. Il topo abbatté un grosso albero presso il sentiero frequentato dalla gente e si mise al lavoro. Quando sentiva qualcuno venire, si nascondeva e ascoltava le critiche che fioccavano come aveva previsto.
Ecco arrivare un anziano carico di esperienza: “Non c’è male” diceva.” Questa piroga promette bene. Bisognerebbe, però, scavare di più da questa parte. La chiglia deve essere più slanciata”.
Un giovanotto, osservatore prudente, disse: “Io alleggerirei la poppa dove siede il rematore; farei i bordi un tantino più sottili.”
Il topo, valutando le indicazioni raccolte, anche se qualche volta contraddittorie, ottenne una piroga solida ed elegante e facile da manovrare.
L’antilope, tutta sola nel suo angolo remoto, costruì una piroga goffa e pesante.
Ora bisognava far arrivare le piroghe al fiume. Il topo invitò parenti e amici a un buon pranzetto. Quando poi arrivarono alla piroga, fu un coro di elogi per la precisione ed eleganza del lavoro, la legarono con grosse liane e la fecero scivolare in acqua. Il viaggio inaugurale fu un trionfo.
Qualche giorno dopo toccò all’antilope ripetere l’operazione. Non mancarono i clienti al pranzetto preparato con cura. Ma quando giunsero alla piroga scoppiarono in una risata. Qualcuno disse chiaro e tondo: “Non è una piroga, ma un truogolo! E’ impossibile che stia a galla, ed è fatica inutile trascinarla al fiume”.
Ma cedettero all’insistenza dell’antilope e l’accontentarono per farle costatare direttamente gli errori che aveva fatto. Spinsero il tronco in acqua e … stava a galla! Ma quando l’antilope vi entrò e tentò i primi colpi di remo, eco la piroga sbandare. Poco dopo cominciò ad imbarcare acqua e poi si capovolse. I presenti furono pronti a tirare in salvo la povera antilope delusa e piena di vergogna.
Il topo la consolò: “ Niente paura! Andremo a pescare insieme sulla mia piroga e avremo pesce a volontà”.
L’antilope ringraziò l’amico mentre una lacrima le scivolava dagli occhi, non si sa se per lo smacco subito o per gratitudine verso l’amico che non l’abbandonava in quel brutto frangente. Ma non dimenticò più la lezione.