La grande sete

Questo racconto di origine san spiega come i primi animali trovarono i pascoli e l’acqua. Qui viene proposto nella versione del folclorista Pieter W. Grobbelaar.

Tanto, tanto tempo fa, quando Kraggen* creò gli animali, non c’erano sorgenti, fiumi o pozze d’acqua sulla terra. Essi non avevano altro da bere che il loro stesso sangue, e si strappavano a vicenda la carne dalle ossa. Quelli sì che erano giorni tinti di sangue, e nessuno era mai al sicuro.

Allora Elefante, quello grosso, disse: “Così non si può andare avanti. Vorrei essere già morto. Allora le mie ossa potrebbero diventare alberi da frutta, i miei nervi potrebbero diventare radici che si diffondono nella terra e producono meloni tsammas,** e i miei peli potrebbero diventare erba”.

E gli animali gli chiesero: “Quanto dobbiamo aspettare, Elefante? Quanto tempo ci vorrà ancora? Perché gli elefanti vivono molto, molto a lungo!”.

“Questo non lo so,” disse Elefante. “Lo vedremo.”

Ma Serpente disse: “Ti aiuto io!”. E prima ancora che Elefante potesse muoversi, Serpente lo morse con le sue fauci velenose, e non lo mollò finché Elefante non morì.

Gli animali subito si accalcarono! Leone e Leopardo, Sciacallo e Lepre, e perfino la vecchia Tartaruga con le sue zampe goffe. Essi mangiarono e rimangiarono la carne di Elefante, bevvero il suo sangue, e smisero solo quando non restavano che ossa, nervi e peli. Poi se ne andarono a dormire, poiché tutti avevano mangiato in abbondanza.

Ma una volta svegli il mattino dopo, gli animali ricominciarono a lamentarsi. “Ora che Elefante è morto e abbiamo mangiato la sua carne, dove andremo a procurarci il cibo?” E se avessero avuto lacrime, di certo avrebbero pianto, ma il sole aveva inaridito i loro corpi, e persino i loro occhi.

“Non preoccupatevi!” disse Serpente. “Ricordate la promessa di Elefante?”

“Lui aveva detto che quando sarebbe morto…” dissero gli animali. “Ma tu invece lo hai ucciso.”

“Non vi lamentate,” disse Serpente. “Non bisogna essere impazienti. Aspettiamo e vedremo. C’è forse qualcuno che vorrebbe bere il mio sangue?”

Ma gli animali temevano le sue fauci velenose e restarono zitti.

Quella notte, quando le stelle si levarono una a una dal loro giaciglio, nel cielo ardeva una luce nuova. “È lo spirito di Elefante!” dissero gli animali spaventati. “Di sicuro ora verrà a ucciderci tutti.”

“Aspettiamo e vedremo,” disse Serpente.

Gli occhi di Elefante erano due carboni ardenti e fulgidi che salivano alti nel cielo finché non si fermarono proprio sopra al punto in cui gli animali avevano divorato il suo corpo.

E all’improvviso le sue ossa si drizzarono e cominciarono a mettere radici e rami pieni di frutti. E i suoi nervi si sparsero per tutta la terra e produssero meloni tsamma. E i suoi peli divennero erba che era un pascolo.

“Ecco ora abbiamo il cibo!” esclamarono gli animali cominciando a brucare. Ma alcuni animali che non potevano sopravvivere senza carne e senza sangue durante la notte se la svignarono. Erano Leone e Leopardo, Sciacallo e Lupo, Lince e Gufo.

E quando gli altri animali andavano a dormire, essi venivano furtivi a uccidere e divorare. Falco era così sfrontato che andava a caccia della preda in pieno giorno. Solo Avvoltoio diceva: “Anch’io ho bisogno di carne, ma non mi ucciderò per questo”.

Anche se adesso avevano il cibo, gli animali erano ancora infelici.

“Acqua! Acqua! Acqua!” si lamentavano. “Stiamo morendo di sete.”

“Ma i frutti sono pieni d’acqua,” disse Serpente. “E anche gli tsamma e l’erba.”

“Acqua! Acqua! Acqua!” brontolavano gli animali, e di nuovo cominciarono a scrutarsi a vicenda in cerca del sangue più fresco e più dolce da bere.

“Elefante ha dato il suo corpo per voi,” disse Serpente rabbioso. “E io ho dato il mio veleno. Ma voi non la smettete mai di lamentarvi.” Gli animali non capirono che Serpente aveva consumato tutto il suo veleno per uccidere l’enorme Elefante. “Aspettate un attimo. Farò io l’acqua per voi!” disse Serpente.

Poi scomparve in una buca nella terra e sibilò, soffiò e vomitò rivoli d’acqua finché essa sgorgò fuori dalla terra, sui pianori desolati e negli avvallamenti.

“Ora abbiamo una sorgente e fiumi e pozze d’acqua!” dissero gli animali, molto soddisfatti.

E fu così che gli animali ebbero cibo e acqua, e ancora oggi si sente parlare dell’erba dell’elefante e dell’acqua del serpente.

  • * Divinità boscimana.
  • ** Frutto succoso che cresce nel deserto Kalahari: è la forma selvatica del cocomero.

Da “Le mie fiabe africane” di Nelson Mandela

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