Tutto inutile?

Il ritorno di Giosuè fu molto più rapido. Aveva compiuto la missione che gli era stata affidata e il suo cuore era leggero e lieto: la gente della città sarebbe tornata felice come prima. Portava sulle spalle una botticella della preziosa acqua. Se non fosse bastata per tutti, ormai sapeva la strada.

Una notte senza luna e senza stelle, Giosuè arrivò sulla collina da cui si vedeva la città. Guardò giù ansimando perché aveva fatto di corsa gli ultimi metri. Quello che vide gli riempì gli occhi di lacrime e il cuore di amarezza. La città era completamente avvolta dal buio. Non c’erano luci sui davanzali delle finestre. Nessuno lo aveva aspettato.

«E’ stato tutto inutile… Se nessuno mi ha aspettato, l’acqua non farà effetto… Tutta la mia fatica è stata inutile».

Si avviò mestamente. Aveva voglia di buttar via l’acqua che gli era costata tanto. Stava per farlo, quando qualcosa lo fermò. C’era una luce, laggiù! Un lumino, piccolo, tremante, lottava con la notte, in mezzo ai muri neri delle case. «Qualcuno mi ha aspettato!».

Giosuè rise forte per la felicità e partì di corsa. Riconobbe la finestra e la casa. In fondo al cuore non ne aveva mai dubitato. Bussò forte e chiamò: «Mariarosa!». I due giovani si abbracciarono.

«Io ti ho sempre aspettato», disse Mariarosa, semplicemente.

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