Con le torce accese ci avventurammo nelle viscere della montagna.
La caverna era piena di stalattiti e stalagmiti che, alla luce delle torce, sembravano giganteschi denti in una bocca di pietra.
L’aria era fresca, ma odorava di muffa e di marcio. Davanti a noi si apriva una specie di tunnel. Ci incamminammo lentamente. Non immaginavamo che quello fosse l’ingresso di uno sterminato labirinto di pietra…
Faceva molto freddo e l’umidità mi penetrava nelle ossa.
A un tratto quella specie di corridoio svoltava a destra.
— Speriamo di trovare presto qualche importante reperto! — dissi.
— Reperto… perto… erto…
Le mie parole riecheggiarono per tre volte, prima di svanire.
— Avete sentito? – esclamò Kevin.
— Sentito… tito… ito… – rimbombò la grotta.
— Forte! Gridiamo una parola per ciascuno! propose Roy.
— Ciascuno… scuno… uno… ripeté l’eco.
Kevin fece un sorriso furbo e gridò: – Gallina!
— Gallina… lina… ina…
Continuammo a procedere, anche quando il corridoio svoltò di nuovo verso destra, e, un attimo dopo ancora, ancora a destra.
Camminammo a lungo senza sapere dove stavamo andando. Avremmo dovuto insospettirci, ma nessuno di noi ci fece caso…
P.P. Strella, L’ira del Minotauro, Piemme Junior