Le stelle d’oro

Era rimasta sola al mondo. L’avevano messa sopra una strada dicendole:

  • Raccomandati al cielo, povera bimba!

E lei, la piccola orfana, s’era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato:

  • Stelle d’oro, aiutatemi voi!

E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L’aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti. Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l’orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.

  • Ho fame – sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; – ho tanta fame!
  • Eccovi, nonno, il mio pane,
  • Ma, e tu?
  • Ne cercherò dell’altro.

Il vecchio allora la benedisse:

  • Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!

Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città alla campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.

  • Hai freddo? – le domandò l’orfanella.
  • Sì, – rispose l’altra – ma non ho neppure un
  • Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po’ meno
  • Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei… vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d’oro.

E si divisero. L’orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l’altra corse via felice dell’abitino che la riparava così bene. La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l’altra come punti d’oro luminosi. L’orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell’augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.

  • Ah sì! – pensava: – se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi… Mi vestirei – disse guardandosi con un sorriso; – io mi vestirei perché, davvero, ho freddo. Si sentì nell’aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d’oro, cadevano a migliaia attorno a quell’angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
  • Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no… tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!

Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva:

  • Benedetta! Benedetta!

Di J. e W. Grimm

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